Si assisterà a ciò che una volta era l'impensabile ossia che al summit di Helsinki, il 16 luglio, Donald Trump tratterà il rivale russo Vladimir Putin meglio degli alleati europei? Il presidente americano ha manifestato più volte la sua ammirazione per Putin così come ha ribadito in più occasioni che l'Ue è stata creata unicamente per sfruttare gli Stati Uniti.
Con il ritorno alla Madman Theory, praticata in politica estera da Richard Nixon contro il Blocco comunista, Trump ha scompigliato la scena europea per fiaccare gli alleati. I durissimi attacchi alla Germania al vertice di Bruxelles dimostrano che questa amministrazione agisce per destabilizzare le basi di fiducia reciproca. E ciò nonostante l'impegno degli europei ad aumentare le spese per la difesa e il documento congiunto Nato che ribadisce il principio core dell'Alleanza.
D'altronde sentimenti e giudizi anti-UE sono radicati negli ambienti conservatori d'oltreoceano. In pratica Trump sta attuando ciò che la destra neoconservatrice americana più nazionalista aveva auspicato durante il primo mandato di George W. Bush quando si parlò apertamente di «Eurominaccia». Dopo il crollo dell'URSS certe divergenze avevano già creato tensioni nei rapporti transatlantici. Ma fu la guerra in Iraq a causare la frattura poiché Francia e Germania presero le distanze dall'intervento militare statunitense, mentre in Europa si moltiplicavano le manifestazioni di antiamericanismo. In alcuni ambienti neoconservatori il disprezzo per l'Ue e le istituzioni multilaterali giunse a un punto tale che, nel 2003, qualcuno propose di sostituirle con una triade fra Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia.
La nostalgia degli anni dell'immediato post-Guerra Fredda, quando l'ex nemico era divenuto l'amico, spingeva a disegnare scenari Est-Ovest in funzione anti-Ue. Si auspicava che gli Stati Uniti, contando sulla capacità della Russia di tornare a essere una grande potenza, ponessero le premesse per una nuova strategia di intese fra Washington e Mosca che emarginasse quella che Donald Rumsfeld definì la “vecchia Europa”.
“La visione di Trump è un distopico ritorno al passato con rapporti regolati dalla supremazia dell'hard power”
È pur vero che gli europei sotto la pressione di interessi nazionali contrastanti non erano riusciti, in oltre mezzo secolo di integrazione, a creare un proprio potere militare per controbilanciare quello americano né avevano messo a punto una politica estera e di sicurezza comune. Ma nel milieu neoconservatore d'oltreoceano l'Ue era presentata e percepita anche come un progetto ispirato da Parigi per far da contrappeso alla potenza Usa; e l'euro come un'insidia al ruolo di valuta globale del dollaro.
Le difficoltà di gestione della situazione post-bellica in Iraq e l'ascesa economica e militare della Cina indussero poi Bush a ricercare l'appoggio dell'alleato europeo. Anche il suo successore Barack Obama, alle prese con i drammatici effetti causati dall'esplosione della crisi economico-finanziaria del 2008, manifestò scarsa empatia per i rituali comunitari degli alleati. Infine egli si rese conto che senza la ripresa dell'Ue, il più ricco mercato del mondo, neanche gli Usa avrebbero potuto consolidare la propria ripresa e garantire la propria leadership, e cercò un riavvicinamento.
Con il baricentro del potere mondiale che si spostava verso l'Asia il consolidamento dell'Ue fu ritenuto prioritario dagli esponenti della diplomazia USA per difendere i valori occidentali. Tuttavia un'Europa superpotenza economica con in testa la Germania era ed è percepita come una sfida. D'altronde Bruxelles ha sviluppato nel tempo un proprio ruolo di controllore della concorrenza mondiale che ha finito per colpire o limitare il potere delle grandi multinazionali statunitensi come Microsoft, General Electric e, di recente, i giganti del web.
Durante la corsa per la presidenza Trump si presentò come il paladino dell'americano medio a favore di isolazionismo e unilateralismo. Così la Casa Bianca, in vista delle elezioni di midterm, dà ora grande risalto al fatto che “a richiesta del presidente” ogni membro Nato abbia «concordato di aumentare il proprio contributo a livelli mai pensati prima». Vedremo come Trump procederà con la sua proposta di riammettere la Russia nel G7, pur estromessa nel 2014 per violazione del diritto internazionale a causa dell'annessione della Crimea. Anche perché tuttora ignota la vera agenda dell'incontro di Helsinki.
Il punto è che Trump sta scardinando gli assunti di leadership globale, alleanze e istituzioni internazionali promossi dagli Stati Uniti nel secondo dopoguerra su cui si è retto sinora l'ordine mondiale. La sua visione è un distopico ritorno al passato con rapporti regolati dalla supremazia dell'hard power. Mentre le stesse tensioni con gli europei sembrano agevolare Mosca nelle sue mire per riaffermare l'influenza russa sui Balcani e sugli Stati Baltici. Per realizzare tutto ciò occorre che l’Ue si disarticoli: un obiettivo questo comune a Trump e a Putin.
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