La blockchain ha raggiunto un livello di maturità tale da permettere di rivoluzionare l’intera società e non solo il mondo delle transazioni finanziarie. Come evidenziato da Michele Faioli (Il Sole 24 Ore del 17 agosto) le possibili applicazioni “sociali” della blockchain sono innumerevoli. È una frontiera in fase di esplorazione che, come tutte le innovazioni, può presentare criticità applicative che meritano approfondimento (Nadia Fabrizio, Alfonso Fuggetta sul Sole del 17 agosto), ma le potenzialità sono enormi e i benefici che potrebbero derivarne per il buon funzionamento del mercato del lavoro italiano sono davvero epocali. D’altronde non mancano prime sperimentazioni di successo della blockchain anche nella Pa sia in Italia (ad esempio, Corte dei Conti), sia in Europa. Proprio per monitorare, studiare e sostenere le possibili applicazioni della blockchain nel campo dell’economia e del mercato del lavoro è stato costituito al Cnel in cooperazione con l’Università Roma Tre l’Osservatorio italiano della blockchain (collegato all’Eu Blockchain Observatory and Forum).
Si tratta di studiare, approfondire e sperimentare, con approccio interdisciplinare perché l’impatto e il cambiamento che la blockchain può indurre è tale da andare molto oltre la trasformazione tecnologica in senso stretto: bisogna affrontare e gestire con piena consapevolezza delle implicazioni i cambiamenti sostanziali di processi tradizionali di lavoro e di comportamento di istituzioni, organizzazioni e persone.
Questa è l’impostazione del progetto di ricerca interdisciplinare Cnel-Università Roma Tre (coordinato da Silvia Ciucciovino, Alessandro Toscano, Michele Faioli) su blockchain e politiche attive del lavoro, sostenuto da Anpal, che mira a fornire una soluzione al problema della mancata interconnessione delle banche dati dei diversi soggetti che compongono la rete nazionale delle politiche del lavoro: Anpal, ministero del Lavoro, Inps, Inail, Inapp, Regioni e Province autonome, centri per l’impiego, Miur.
La blockchain, come database decentralizzato che garantisce l’immutabilità e certificabilità dei dati, può rappresentare una rivoluzione copernicana nel mercato del lavoro: permette di costruire e alimentare il fascicolo elettronico del lavoratore, facendovi confluire i dati del singolo individuo in possesso dei diversi soggetti della rete nazionale e tracciando i percorsi educativi e formativi, i periodi lavorativi, gli ammortizzatori sociali fruiti, i contributi, ecc.
Il coordinamento sistematico dei dati avverrebbe senza necessità di creare nuove banche dati, preservando così l’autonoma generazione e gestione delle rispettive fonti informative da parte dei diversi soggetti che concorrono alla rete. Sarebbe così possibile superare gran parte delle resistenze e delle difficoltà che hanno fino a oggi rallentato la messa in atto del fascicolo elettronico del lavoratore e del sistema informativo unitario. Potendo contare al contempo sulla completezza, correttezza, immodificatibilità, referenziazione temporale certa dei dati.
Ovviamente la realizzazione pratica è impegnativa perché implica un’innovazione profonda che va oltre il profilo tecnologico e investe la stessa generazione dei dati da mettere in condivisione e i rapporti tra i soggetti della blockchain. Ma forse proprio l’esigenza di condivisione e trasparenza indotta dalla blockchain potrebbe essere colta come un’occasione storica di razionalizzazione e verifica della coerenza semantica dei dati e delle informazioni rilasciate dai diversi soggetti della rete nazionale.
La blockchain inoltre avrebbe il grande vantaggio di ancorare sull’identità del lavoratore tutte e sole le informazioni rilevanti che lo riguardano registrando, certificando e tracciando, secondo una logica di processo a formazione progressiva, i diversi stati e rapporti giuridici che lo vedono implicato. È, poi, la concatenazione dei blocchi a restituire la traccia della storia individuale nel mercato del lavoro.
Ulteriori opportunità possono arrivare dagli smart contratc resi possibili dalla blockchain in termini di incontro tra chi offre e chi cerca lavoro, di profilazione del disoccupato, di efficace attuazione della condizionalità e remunerazione degli operatori accreditati delle politiche attive. Così avvalendosi del machine learning e del trattamento dei big data sarebbe finalmente possibile monitorare la performance dei soggetti accreditati per l’erogazione delle politiche attive, creando le condizioni per immettere principi di efficienza e competizione virtuosa nel sistema.
I benefici attesi sono di portata tale che vale sicuramente la pena impegnarsi a studiare, a modellizzare, a sperimentare
la blockchain come soluzione rivoluzionaria problemi che fino a oggi hanno caratterizzato il funzionamento del mercato del
lavoro e delle politiche attive del lavoro.
Ordinario di Diritto del lavoro e Prorettore Università Roma Tre
www.ilsole24ore.com
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