Il vertice G20 celebra quest’anno i suoi primi dieci anni di vita con il summit dei capi di Stato e di Governo che si terrà a Buenos Aires venerdì e sabato prossimi. Ma il tentativo di includere sui temi economici e dello sviluppo sostenibile tutti gli attori della globalizzazione, andando ben oltre i sette Paesi “più industrializzati”, si sta fatalmente infrangendo contro le difficoltà di dialogo tra le due sponde dell’Atlantico su commercio e cambiamenti climatici tra Stati Uniti e Unione europea, contro le criticità del rapporti Washington-Pechino e soprattutto in un Paese ospitante del Sudamerica, l’Argentina, che vive una stagione in profonda crisi economica.
La stesura del comunicato finale (circa trenta paragrafi spalmati in quattro cartelle) è ancora costellato da innumerevoli parentesi quadre, segno di quanto siano ancora lontane le posizioni tra i vari Paesi. Tema del vertice: «La creazione di consenso per uno sviluppo equo e sostenibile».
Insieme ai rappresentati dell’Ue, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e del Consiglio Donald Tusk, i leader di 19 Paesi (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Germania, Francia, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Corea del Sud, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti) e due Paesi osservatori, Spagna e Olanda.
A tutti loro spetta dare seguito agli impegni presi un anno fa ad Amburgo dalla presidenza tedesca e preparare il lavoro della prossima presidenza giapponese. Al centro del confronto tra gli “sherpa” che hanno il compito di eliminare il maggior numero di parentesi soprattutto il tema dei cambiamenti climatici e del commercio.
Nel primo caso la delegazione americana vorrebbe, a differenza degli europei, imporre un linguaggio che esclude riferimenti espliciti agli accordi Parigi. Sfumature diverse ma posizioni sempre lontane sul commercio e sulla lotta al protezionismo dove la Ue si fa portavoce delle istanze multilaterali e per una modifica del Wto (l’Organizzazione mondiale del Commercio) per adeguarlo ai mutati scenari globali. Ma gli “sherpa” non potranno risolvere tutti i problemi affidati, in ultima istanza, al colloquio a quattr’occhi tra il presidente americano, Donald Trump e quello cinese Xi Jinping. L’incontro tra i due è molto atteso anche se non è ancora chiaro se si svolgerà prima della fine dei lavori del G20 o, come sembrerebbe, subito dopo. Minori i problemi per trovare forme di consenso sugli altri temi: dallo sviluppo sostenibile all’intelligenza artificiale, dalle transizioni energetiche alle nuove tecnologie e all’agenda 2030.
Porta, invece, per buona parte la firma italiana il paragrafo che include tra i temi globali il controllo dell’immigrazione sulla base dell’approccio europeo di una maggiore “responsabilità condivisa”.
Gli Stati Uniti in un primo momento avrebbero preferito tenere fuori il tema migratorio dal comunicato finale, ma si stanno rendendo conto che non si può escludere per il forte impatto globale che ha su tutte le vicende economiche. Un contributo importante dell’Italia, secondo fonti governative, sarebbe anche quello fornito per la stesura dei paragrafi dedicati alla lotta alla corruzione e contro il finanziamento di formazioni terroristiche. Non dovrebbe creare infine problemi il paragrafo dedicato al “futuro del lavoro” in cui (così come trattato dall’ultimo G7 canadese) si cercheranno di enfatizzare i temi delle competenze, delle sfide tra sistemi educativi, la dignità dei lavoratori e l’impatto sul mercato del lavoro dovuto all’introduzione delle nuove tecnologie.
Assenti, come sempre, i temi più strettamente politici. Se ne gioverà il presidente russo, Vladimir Putin che eviterà così di sentirsi sul banco degli imputati per le nuove azioni contro l’Ucraina.
Non mancherà invece di creare qualche scompiglio nella diplomazia argentina la notizia che a rappresentare l’Arabia Saudita a Buenos Aires sarà il principe ereditario, Mohammed Bin Salman, al centro delle polemiche per la vicenda Khashoggi.
Il premier italiano Giuseppe Conte partirà oggi alla volta dell’Argentina. Domani mattina avrà un bilaterale con il presidente Macrì in una città dove ancora risuonano gli echi degli scontri di piazza e delle violenze per il rinvio della finale di Copa Libertadores. «Avremo un G20 da gestire, cosa volete che sia una finale di calcio?» aveva tagliato corto solo pochi giorni fa la ministra della sicurezza Patricia Bullrich. Non è un bell’inizio.
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