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L’Helicopter money di Conte

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Commento |falchi & colombe

L’Helicopter money di Conte

L’elicottero monetario, citato dal premier Giuseppe Conte, è come la mitica araba fenice: si pensava che esistesse, ma nessuno l’aveva mai vista. L’elicottero monetario dovrebbe avere quattro caratteristiche: a) essere una passività dello Stato; b) distribuita direttamente dalle famiglie; c) utilizzabile da esse come mezzo di pagamento; d) sapendo che tale distribuzione non è permanente.

Il reddito di cittadinanza distribuito con una carta prepagata è un elicottero monetario? Se la risposta fosse positiva, sarebbe uno strumento da maneggiare con molta cura: perché di moneta dall’elicottero si parla esattamente da quarant’anni, ma non è mai divenuta – finora – uno strumento di politica economica, perché è una moneta a due facce: affascinante, ma anche insidiosa.

Era il 1969. Milton Friedman – Premio Nobel per l’Economia nel 1976, un fuoriclasse dell’economia monetaria, ancorché il suo nome nella vulgata sia sempre legato a una sola specifica teoria, il monetarismo – inventava un’immagine che diventerà famosa e che suonava più o meno così: «Immaginate che un elicottero in volo su un Paese lanci dollari in banconote, che i cittadini si affretteranno a raccogliere, convinti che un simile evento difficilmente si ripeterà». Quale sarà l’effetto dell’elicottero monetario sull’economia di quel Paese? È possibile che aumenterà la domanda aggregata di beni e servizi. L’immagine è esattamente quella che è stata evocata dal vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio durante la conferenza stampa di presentazione della legge su redditi e pensioni di cittadinanza. Il reddito sarà erogato utilizzando una carta prepagata, e l’importo dovrà essere speso – escludendo i giochi di azzardo – altrimenti il cittadino «li perderà». Il reddito di cittadinanza dovrà dunque essere speso: è, a tutti gli effetti, un “consumo” di cittadinanza.

Se la descrizione anticipata dal vice presidente sarà confermata alla fine del percorso parlamentare, potremmo essere di fronte a un elicottero monetario. In generale, possiamo parlare di un elicottero monetario quando una passività emessa dello Stato viene trasferita direttamente ai cittadini, che possono utilizzarla nella spesa di beni e servizi. Quanto più i cittadini sono convinti che il trasferimento non sarà sistematico – perché un elicottero monetario non passa tutti i giorni – tanto più potrebbe esserci un effetto positivo sulla domanda aggregata. Il condizionale è d’obbligo, per la ragione che sempre lo stesso Friedman ha messo in luce: l’aumento del consumo può essere condizionato dalla natura più o meno permanente dell’aumento del reddito; i redditi temporanei potrebbero avere meno effetti. Da questo punto di vista, il consumo di cittadinanza sembra azzerare tale rischio, visto che i soldi dovranno essere spesi entro un certo tempo. Formalmente il reddito di cittadinanza non si può risparmiare, se tutti gli scambi effettuati saranno effettivi, e non funzioneranno i mercati informali – e anche illegali – che invece purtroppo rappresentano una realtà nel nostro Paese. Peraltro, la natura temporanea del reddito di cittadinanza dovrebbe essere un aspetto virtuoso del progetto – che il governo giustamente rivendica – visto che il provvedimento è fatto proprio perché «nessuno potrà restare sul divano».

In generale, è proprio il possibile legame con la domanda aggregata che spiega il ciclico ritorno dell’ipotesi di elicottero monetario. La metafora di Friedman fu ripresa ad esempio negli anni 80, nella ricerca di rimedi contro la deflazione in Giappone. Ma di elicottero monetario si è tornati a parlare anche dopo il 2008, sia negli Stati Uniti – il soprannome del presidente Fed fu “Ben l’Elicottero” – che in Europa, sempre per combattere il rischio deflazione provocato da un deficit di domanda aggregata.

In parallelo, però, l’elicottero monetario è stata sempre considerata una soluzione da attivare in situazioni straordinarie, perché per un suo abuso amplificherebbe tutti i danni che si possono provocare quando si maneggia senza vincoli la creazione di passività pubbliche che possono essere usate negli scambi, cioè la moneta. In situazioni normali le passività dello Stato sono percepite prive di rischio, e questo ne incentiva sia la circolazione nell’economia, che la produzione da parte dello Stato. L’eccesso di produzione può però provocare bolle: nei Paesi avanzati la bolla è stata quella dei prezzi al consumo negli anni 70, e quella delle case e delle azioni negli anni che hanno portato alla Grande Crisi del 2008. Per cui l’elicottero monetario, se usato in modo sistematico, diventa un pericoloso produttore di bolle. Sembra politica monetaria, ma a tutti gli effetti diventa una misura di politica fiscale di aumento della spesa pubblica, che deve finanza esplicitamente (tasse e/o debito) od occultamente (inflazione).

Non è un caso che finora nessuna banca centrale abbia utilizzato l’elicottero. Eppure oggi la strada ci sarebbe: le banche centrali dovrebbero emettere moneta digitale; per far volare l’elicottero basterebbe poi spingere un bottone. Ma le banche centrali non possono – e non devono – fare politica fiscale. Se il reddito di cittadinanza sarà nei fatti un esperimento di moneta dall’elicottero, attenzione allora ai rischi di stallo.

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