Nei giorni scorsi, segnali incoraggianti sono arrivati dal settore immobiliare italiano. Sia Bnp Paribas Real Estate sia CBRE
hanno confermato un volume di investimento per le diverse asset class pari a complessivamente 8,73 miliardi di euro, uno dei
record mai registrati dal nostro Paese, sebbene sia leggermente in calo rispetto al 2017 per via dei ritardi legati ad alcune
operazioni di rigenerazione urbana.
In questo contesto, che attrattività ha mostrato il settore alberghiero domestico?
Il settore si conferma come asset class trainante per il mercato immobiliare italiano, incrementando il proprio peso dal 9%
al 15% e registrando un volume di transazioni nel 2018 pari a 3,1 miliardi di euro e con una stima di crescita ulteriore per
il 2019 del +5%. Il trend positivo è favorito sia dal miglioramento della qualità media delle strutture ricettive, ma anche
da un generale spostamento dei flussi turistici verso il Mediterraneo, e nello specifico verso l'Italia, rendendo i dati occupazionali
in grado di generare yields attrattivi per gli investitori italiani e stranieri.
Come rileva l'istituto di ricerca ricerca Scenari Immobiliari, i dati occupazionali delle strutture ricettive in Italia hanno
registrato nel 2018 una generale crescita del 2%, e ci si attende che l'interesse resterà alto anche per il 2019, sopratutto
per il segmento dei 4 e 5 stelle. Cresce inoltre sul mercato l'interesse verso nuovi format e nuove filosofie di accoglienza
alberghiera dove, in particulare su Milano si sviluppano nuove proposte alternative come le branded residences.
Parallelamente, ulteriore segnale positivo è – come rilevato dall'ultima Business Travel Survey redatta da Uvet, polo italiano
del turismo – la crescita di investimenti di aziende nel business travel con un +19% nel triennio (2016-2018) e +8% per il
solo 2018. È confortante constatare come non si tratti di un incremento dei costi per il travelling, ma del numero di viaggi
affrontati: le aziende italiane sono tornate a investire e a performare, decidendo – sintomo di ripresa per l'economia del
nostro Paese – di spostare e far viaggiare manager e dipendenti per necessità di business.
Analizzando nello specifico l'operatività del settore hotellerie: a livello mondiale il costo medio per room night è aumentato
per New York (che si conferma la città più cara con una media di 326 euro), Dubai e Shanghai, mentre in Europa Londra (città
più cara con 257 euro di media) si oppone a Madrid (la città più economica); in Italia la destinazione in cui è più caro pernottare
in Italia è Venezia (162 euro), seguita da Milano (121 euro) e Roma (119 euro).
Quali riflessioni si possono dedurre per il nostro settore? Anzitutto che abbiamo un buon vento alle spalle, da sfruttare
appieno per cogliere tutti gli aspetti di un contesto favorevole a livello nazionale e internazionale, sia sul fronte investitori,
vantando yields interessanti su più asset e più location (sia urban che resort), ma anche sul fronte dei potenziali clienti
per le nostre strutture, tenuto conto del crescente peso del travelling sulle decisioni di spesa dei consumatori.
Abbiamo, secondo me, la straordinaria occasione per lavorare – pubblico e privato assieme – a una serie di azioni e attività
per consolidare questo patrimonio e generare un circolo virtuoso in grado di attirare altri investitori interessati al Belpaese.
In tale contesto è però fondamentale garantire un quadro normativo chiaro e capace di offrire stabili e durature certezze
agli investitori: in questo modo, non solo conquisteremo la fiducia degli attuali player finanziari, ma potremo favorire e
stimolare nuovi e positivi investimenti.
Siamo ricchi, come nazione e come singole regioni – penso in particolare alla Sardegna, in cui opero – di asset dallo straordinario
valore, beni inseriti un contesto naturale e culturale unico che abbiamo il dovere di proteggere e valorizzare. Solo con un
approccio condiviso credo si potrà generare sviluppo per un territorio che può accogliere un crescente flusso di turisti da
tutto il mondo: basti pensare che il turismo sul PIL sardo pesa per circa il 7% mentre per Maiorca supera l'80%. Servono strategie
“di sistema”, in grado di costruire, con assoluto equilibrio e in maniera progressiva, una offerta articolata che soddisfi
la domanda di ogni fascia di mercato – con strutture ricettive di varia natura – ma anche servizi e proposte che sappiano
rispondere alle nuove tendenze del turismo mondiale.
Siamo il Paese dell'accoglienza, della “bella vita”, di arte, storia, cultura e natura: il turismo ben articolato e gestito
può veramente rappresentare una straordinaria miniera in grado di generare lavoro e sviluppo.
CEO Smeralda Holding e Vice Presidente Confindustria Centro Nord Sardegna con delega al turismo
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