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La ritirata dei falchi alla Bce

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falchi & colombe

La ritirata dei falchi alla Bce

Se è vero che i falchi della Bce sono diventati più colombe, le spiegazioni possono essere due: è una scelta tattica, dovuta a interessi personali o nazionali di singoli banchieri. L’altra spiegazione può essere: è una decisione strategica, motivata dalla crescente incertezza. In questo caso sarebbe un segnale che la normalizzazione monetaria in Europa si sta allontanando.

Negli ultimi giorni i media hanno dato rilievo alla notizia che i governatori delle banche centrali di Germania e Paesi Bassi, Jens Weidmann e Klaas Knot - membri di diritto del consiglio della Banca centrale europea - starebbero assumendo un atteggiamento molto conciliante rispetto all’ipotesi di riconsiderare l’attuale percorso di ritorno alla normalità della politica monetaria in Europa. La Bce, a differenza della Fed, annunzia in anticipo la rotta della politica monetaria, pronta a modificarla nel caso in cui notizie macroeconomiche lo consiglino. L’attenzione della pubblica opinione a quello che i singoli banchieri centrali fanno e dicono riflette l’avanzamento della scienza economica. Gli studi più recenti di analisi delle decisioni di politica monetaria sono diventati allo stesso tempo più realistici e più sofisticati.

Il realismo è aumentato perché in generale è stata messa nel cassetto la favola che chi prende le decisioni di politica economica sia un soggetto che sempre e comunque vuol massimizzare il benessere collettivo. Non è certo detto che tali decisori non esistano, o che qualche decisione sia presa con tale finalità; ma pensare che valga sempre è come dire che esiste Babbo Natale.

Più realisticamente, il decisore pubblico è un soggetto che reagisce agli incentivi. Se è un politico, è attento al consenso. Se è un burocrate - cioè non eletto dai cittadini - quello che gli interessa è il successo personale, il cui indice generale può essere la sua reputazione. Le banche centrali sono burocrazie, e quindi è realistico pensare che i suoi membri siano sensibili agli incentivi. Inoltre l’aumento del realismo si è realizzato riconoscendo che nelle moderne banche centrali l’idea tradizionale dell’uomo solo al comando - il banchiere centrale - è obsoleta; le decisioni sono collettive, quindi occorrere accendere i riflettori su tutti i componenti dei consigli delle banche centrali.

Allo stesso tempo e di conseguenza, il grado di sofisticazione dell’analisi si è accresciuto, perché è divenuto evidente che occorreva capire di più, approfondendo l’analisi in almeno due direzioni. In primo luogo, occorre interrogarsi sui profili personali dei singoli banchieri centrali, per più di una ragione. Innanzitutto, conta quello che il banchiere centrale dice e fa. Lo schema più generale distingue tra falchi, più sensibili ai rischi delle bolle monetarie (prima tra tutte l’inflazione) e colombe, più inclini all’attivismo monetario (quindi a correre rischi) sperando in effetti reali e duraturi della politica monetaria. Nel caso in esame Weidmann e Knot sono ritenuti dei falchi.

Ma cosa motiva le scelte dei banchieri centrali? Alcuni studi hanno mostrato come la propensione all’attivismo monetario sia legata al retroterra culturale dei banchieri centrali - dove hanno studiato - ovvero può contare la diversità di genere - le donne sembrano essere più falchi, Janet Yellen esclusa. Oppure conta la nazione di provenienza. Tedeschi e olandesi - anche per ragioni storiche - sono ritenuti avversi alle avventure monetarie. Oppure l’interesse nazionale sarebbe più immediato: l’andamento macroeconomico odierno di Germania e Paesi Bassi sarebbe meno robusto di quello atteso. Questo spiegherebbe l’ammorbidimento di Weidmann e Knot. Si noti che i membri della Bce dovrebbero decidere nell’interesse generale dell’Unione monetaria, non guardando all’economia dei singoli Paesi. Ma non è detto che gli incentivi personali siano sempre conformi ai princìpi generali.

Analogamente, si guarda agli effetti dei meccanismi di governance nell’influenzare le decisioni dei banchieri centrali. Se, ad esempio, un banchiere centrale mira a diventare il futuro presidente della Bce - è quello che si dice di Weidmann - i suoi atteggiamenti ne possono essere influenzati. Da qui ne deriva un indice importante per misurare la robustezza dell’indipendenza di una banca centrale: le sue regole - incluse quelle della governance - devono essere tali da evitare che gli interessi personali dei singoli banchieri possano influenzare in modo significativo la missione istituzionale: nel caso della Bce, la tutela della stabilità monetaria.

Per cui il presunto ammorbidimento di Weidmann e Knot potrebbe avere radici genuinamente ed esclusivamente economiche. In queste settimane, appare crescente l’incertezza sul cammino prossimo venturo della congiuntura europea. Tale incertezza - se rilevante - potrebbe essere quel dato che consiglia alla Bce di riconsiderare la sua rotta verso la normalizzazione monetaria. In questo caso, la ritirata dei falchi avrebbe radici più condivisibili di quelle basate sugli interessi opportunistici o nazionali.

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