Nei i prossimi mesi la rotta della politica monetaria europea non cambia, ma la velocità sì. Ma soprattutto: non cambia lo stile di navigazione: la Banca centrale europea continua ad annunziare in anticipo la sua strategia, “legandosi le mani” con impegni temporali e quantitativi. In un momento di crescente incertezza macroeconomica, il legarsi le mani è il miglior contributo che Draghi può dare alla stabilizzazione dei mercati e delle prospettive economiche.
Le decisioni prese ed annunziate ieri dalla Bce possono essere analizzate rispondendo a tre domande: è cambiata la rotta? È cambiata la velocità di crociera? È cambiato lo stile di navigazione?
La risposta alla prima domanda è negativa. Da tempo la Bce ha definito la seguente strategia: se essa vuol contribuire al raggiungimento nel medio periodo di una inflazione stabilmente vicina al due per cento, continuerà ad avere una politica monetaria espansiva finché tale obiettivo non sarà conseguito. È una strategia che implica che la normalizzazione della politica monetaria – cioè tassi di interesse positivi – seguirà la normalizzazione dell’inflazione. È una strategia che viene criticata dai falchi, che preferirebbero una scelta opposta: poiché i mercati sono oramai assuefatti ad una espansione monetaria quasi decennale, solo una normalizzazione dei tassi può dare un segnale credibili, e quindi aiutare la normalizzazione economica.
Un cambio di rotta?
Ma anche le colombe trovano la strategia sempre meno efficace: mercati assuefatti possono essere colpiti solo con forme di espansione monetaria ancor più aggressive, come l’innalzamento dell’obiettivo inflazionistico, o il ritorno ad un aumento della liquidità creata, oppure riducendo ulteriormente il livello dei tassi. La Bce continua invece nella strategia paziente: occorre aspettare che l’espansione monetaria abbia effetti duraturi sui salari nominali, e poi sui prezzi al consumo.
Occorre tempo; anzi ieri la Bce ha aggiunto che – sulle base dei nuovi dati – occorrerà più tempo di quanto previsto. Per cui occorre cambiare la velocità di crociera. Due in particolare i provvedimenti rilevanti: l’allungamento del periodo minimo in cui i tassi continueranno a rimanere minimi, cioè almeno fino alla fine del 2019; la partenza dal prossimo settembre di nuove operazioni di finanziamento a disposizione del sistema bancario, purché destinate a finanziare il sistema produttivo.
Il cambio di velocità ha verosimilmente sorpreso i mercati, i quali si attendevano al massimo un annunzio di un possibile cambiamento nel modus operandi della Banca centrale europea. Ma è una di quelle soprese per cui i mercati e l’economia in generale dovrebbe ringraziare una banca centrale, perché migliora le loro capacità di prendere decisioni.
Quello che conta infatti è che la Bce continui ad utilizzare lo stesso stile di navigazione finora adottato, vale a dire la politica dell’annuncio monetario, che è da un lato vincolato da impegni temporali o quantitativi, dall’altro è flessibile rispetto ai dati via via disponibili. È la politica basata sulla cosiddetta regola monetaria flessibile.
La regola monetaria flessibile
La Bce si impegna a rispettare dei vincoli: possono essere temporali, come l’impegno di calendario sui tassi, o quello sull’inizio di nuove operazioni, come quelli presi ieri; oppure possono essere quantitativi, come è stato fino allo scorso dicembre l’acquisto mensile di nuovi titoli sul mercato. Gli impegni – se rispettati – aumentano la credibilità della banca centrale, che è condizione necessaria per l’efficacia della politica monetaria. Specularmente, la credibilità aumenta se la banca centrale è pronta a rivedere i suoi impegni sulla base di nuovi dati. Anche questo è successo ieri. Il presidente Draghi ha premesso che le probabilità di una recessione per l’area euro non sono aumentate. Allo stesso modo, però, sono aumentati i fattori di incertezza, di origine esterna – come le schermaglie tariffarie tra Stati Uniti e Cina – ed anche interna – dal rischio Brexit al rischio Italia.
Se aumenta l’incertezza, cioè se il mare diventa più agitato e non si sa per quanto, occorre modificare la velocità, e dirlo ad equipaggio e passeggeri, mantenendo però la rotta. Se equipaggio e passeggeri – leggi mercati ed economia – sono più informati, è più probabile che anche la navigazione migliori.
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