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Una risposta integrata alla malnutrizione

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sfide globali

Una risposta integrata alla malnutrizione

(Epa)
(Epa)

L’Italia ospita e sostiene da decenni le tre agenzie delle Nazioni Unite specializzate nel campo dell’alimentazione e dell’agricoltura. Questa solida collaborazione continua oggi anche grazie al sostegno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dei cittadini italiani.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’agricoltura (Fao), il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) e il Programma alimentare mondiale (Wfp) hanno mandati differenti ma complementari per realizzare uno degli obiettivi centrali dell’Onu: un mondo di pace, benessere e libero dalla fame.

Il presidente Mattarella lo ha sottolineato nel nostro recente incontro al Quirinale, durante il quale abbiamo discusso le sfide verso la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, che includono la cancellazione della fame entro il 2030.

Raggiungere questo obiettivo è diventato più difficile negli ultimi anni, soprattutto a causa dei conflitti e dell’impatto dei cambiamenti climatici. Nel 2017 circa 821 milioni di persone nel mondo, circa una su nove, erano sottoalimentate. Diminuisce la sotto-alimentazione infantile, ma aumenta l’obesità. La difficoltà di accedere a cibo sano porta ad avere seri problemi di sovrappeso, o a un eccessivo sottopeso e alla carenza di micronutrienti. È quello che noi chiamiamo il “triplice fardello” della malnutrizione.

Assieme ai governi e altri partner globali, stiamo lavorando per cancellare ogni forma di malnutrizione. Per riuscirci occorre una risposta integrata e basata su alcuni interventi fondamentali.

Per prima cosa, servono un’agricoltura e sistemi alimentari sostenibili che permettano di sfamare tutti senza compromettere la capacità del nostro pianeta di sostenere le future generazioni. Visti gli effetti dei cambiamenti climatici, questo significa adottare forme sostenibili di agricoltura, pesca e gestione delle foreste, diversificare la produzione e fare in modo che l’agricoltura non solo si adatti ai cambiamenti climatici, ma anche ne mitighi gli effetti.

Inoltre, le persone devono avere accesso a cibo sano tutto l’anno. Il consumo eccessivo di alimenti altamente processati ad alto contenuto di sale e zucchero è uno dei fattori principali legati all’aumento dei tassi di sovrappeso e obesità.

Terzo, dobbiamo ridurre gli sprechi alimentari. Circa un terzo di tutto il cibo che produciamo è perso o sprecato ogni anno. Nei Paesi ricchi il cibo è sprecato soprattutto dai consumatori; nei Paesi in via di sviluppo, la mancanza di infrastrutture (come strade e magazzini) e la difficoltà di raggiungere i mercati fanno sì che il cibo spesso si deteriori ben prima di raggiungere il consumatore. Questi sprechi rappresentano un problema enorme in un mondo ancora colpito dalla fame. L’Italia e altri Paesi stanno lavorando molto per creare consapevolezza e per trovare soluzioni, ma dobbiamo fare di più.

Infine, dobbiamo sconfiggere la povertà rurale sostenendo in primo luogo i piccoli produttori e gli agricoltori familiari. Sono loro che custodiscono la chiave per nutrire una popolazione in costante aumento, ma sostenibile. Sostenere con decisione i piccoli produttori aiuterà inoltre a sconfiggere le forme più estreme di povertà, soprattutto nelle aree rurali. Il 29 maggio a Roma la Fao, l’Ifad e il Wfp lanceranno ufficialmente la Decade Onu dell’agricoltura familiare 2019-28, che chiede alla comunità internazionale di concentrarsi su politiche economiche, ambientali e sociali in favore soprattutto delle famiglie che vivono nelle aree più remote e povere del mondo.

L’Italia è un Paese dalle solide tradizioni agricole, una cultura alimentare radicata in economie rurali vibranti e con un approccio salutare al cibo. Fao, Ifad e Wfp traggono grande beneficio da questo tesoro di conoscenze e di esperienze, che meritano di essere condivise con il mondo.

L’Italia è fortemente legata alla dieta mediterranea, ricca di vegetali, cereali, legumi, frutta fresca, in combinazione con un consumo moderato di pesce e carne. Essendo varia e fortemente basata su prodotti vegetali, la dieta mediterranea ha un impatto relativamente leggero sull’ambiente.

Come ha ricordato il presidente Mattarella nel suo messaggio per la Giornata mondiale dell’alimentazione l’anno scorso, con una popolazione mondiale in costante crescita e con l’impatto dei cambiamenti climatici a minacciare la sicurezza alimentare, dobbiamo bilanciare le risorse naturali e promuovere uno sviluppo genuino. Il presidente ha detto bene: abbiamo il dovere di adottare modelli di crescita economica sani e stili di vita più sostenibili e rispettosi dell’ambiente.

Alla Fao, all’Ifad e al Wfp stiamo lavorando per un mondo libero dalla fame e dalla malnutrizione e siamo grati al presidente e ai cittadini italiani per il loro sostegno.
Direttore esecutivo Wfp, Direttore generale Fao, Presidente Ifad

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