Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso la pressione fiscale è aumentata, secondo l’Istat, di ben 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2017. Un incremento di questa entità della pressione fiscale (data dalla somma delle imposte dirette e indirette, delle imposte in conto capitale più i contributi sociali, diviso il Pil a valori correnti) non accadeva in Italia da oltre 4 anni, cioè dalla fine della precedente crisi quando nel terzo trimestre 2014 il tax rate crebbe dello 0,6% rispetto allo stesso trimestre del 2013.
Nel quarto trimestre 2018 le imposte dirette sono cresciute anno su anno dello 0,5%, quelle indirette dello 0,9%, mentre i contributi sociali sono aumentati del 4,7 per cento. Le imposte in conto capitale, di marginale rilevanza, si sono all’incirca dimezzate. Complessivamente, nell’ultimo trimestre dello scorso anno imposte e contributi sociali hanno fatto registrare un incremento dell’1,8% rispetto allo stesso trimestre dell’anno prima (contro un aumento di appena l’1,2% del Pil nominale) e sono ammontati a 223,3 miliardi di euro a fronte di un Pil pari a 457,3 miliardi, con un tax rate del 48,84% rispetto al 48,58% del quarto trimestre 2017.
Dato che le entrate fiscali e i contributi sociali hanno una marcata stagionalità (con i valori più alti concentrati nell’ultimo trimestre dell’anno) è possibile comparare i dati trimestrali soltanto con quelli del medesimo trimestre dell’anno precedente. Tuttavia, la Fondazione Edison e Il Sole 24 Ore hanno elaborato un particolare indice (presentato per la prima volta il 24 gennaio scorso, “La pressione fiscale torna a salire”) in grado di misurare il tax rate su un intero anno “scorrevole” (sommando i dati degli ultimi quattro trimestri disponibili), per avere una idea di tendenza più precisa. In base ai dati Istat, nel periodo dal primo trimestre 2018 al quarto trimestre 2018, la pressione fiscale in Italia è stata pari al 42,1% rispetto al 42% rilavato nel periodo quarto trimestre 2017-terzo trimestre 2018.
Dunque, dopo due soli trimestri del Governo Conte il tax rate annuo, misurato sull’ultimo anno “scorrevole” (che incorpora anche gli ultimi due trimestri del governo Gentiloni), è già cresciuto di un decimale, con la prospettiva di aumentare ulteriormente nel 2019. Il governo Renzi aveva abbassato la pressione fiscale annuale dal 43,5% al 42,4%, cioè di 1,1 punti percentuali (escludendo l’impatto degli 80 euro, corrispondente a un ulteriore calo dello 0,6% circa). Il governo Gentiloni aveva poi ridotto il tax rate di altri 0,4 punti percentuali.
L’inversione di tendenza dell’ultimo “anno scorrevole” disponibile, primo trimestre 2018-quarto trimestre 2018, che interrompe il periodo di più forte riduzione della pressione fiscale mai registrato negli ultimi venti anni, suscita ora notevole preoccupazione. Infatti, il tax rate appare destinato a impennarsi nei prossimi trimestri a seguito del peggioramento del quadro economico e allo stesso tempo della necessità di reperire nuove risorse per mantenere gli obiettivi di finanza pubblica.
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