Francia e Germania hanno recentemente presentato un manifesto per una politica industriale europea per il XXI secolo, stimolando un vivace dibattito sul tema in tutto il continente. Il manifesto si basa su una semplice idea: in un contesto di crescente concorrenza globale, l’Europa deve unire le sue forze per rimanere una potenza manifatturiera a livello globale. A tal fine, il manifesto propone una nuova politica industriale, basata su maggiori finanziamenti pubblici all’innovazione, nonché su una revisione delle regole di concorrenza della Ue e su misure di protezione per le tecnologie e le imprese del Vecchio continente.
L’idea fondante del manifesto è buona: l’Europa ha bisogno di una politica industriale per garantire che le sue imprese rimangano altamente competitive a livello internazionale, nonostante la concorrenza della Cina e degli altri grandi attori. Tuttavia, gli strumenti indicati dal manifesto franco-tedesco non paiono sufficienti al raggiungimento dell’obiettivo.
In primo luogo, va notato che il tema dei finanziamenti pubblici all’innovazione riecheggia una lunga storia di politica industriale, sia in Francia che in Germania. Una storia influenzata dall’esperienza della Defense advanced research projects agency (Darpa), un’agenzia del dipartimento della Difesa statunitense responsabile per lo sviluppo di tecnologie emergenti.
Tuttavia, la semplice trasposizione nel contesto europeo di Darpa andrebbe gestita con attenzione perché potrebbe non dare gli effetti desiderati. Il successo di Darpa è legato al più ampio ecosistema economico degli Stati Uniti, fortemente orientato alla promozione dell’innovazione e capace di tradurre l’innovazione in prodotti commerciabili, anche attraverso la creazione di un primo mercato tramite gli appalti pubblici.
In altre parole, i finanziamenti statali per l’innovazione non possono garantire, da soli, lo sviluppo industriale. Le limitate risorse economiche di Darpa dimostrano che la creazione delle condizioni per rendere commercializzabili i prodotti innovativi è più importante dei finanziamenti pubblici. Negli Usa come in Cina, la maggior parte degli investimenti per l’innovazione viene dal settore privato.
Una nuova politica industriale della Ue dovrebbe innanzitutto concentrarsi su due elementi: il completamento del mercato unico europeo e l’uso strategico degli appalti pubblici.
Il mercato unico europeo continua a essere frammentato nel settore dei servizi, impedendo di fatto alle imprese europee più innovative di accedere facilmente a un vasto mercato primario, come avviene invece per le loro controparti americane e cinesi nei rispettivi mercati nazionali. A questo proposito, è fondamentale sviluppare un solido quadro normativo europeo, incentrato sulla garanzia della concorrenza e sull’accesso a un mercato unico con norme comuni. Per fare questo è necessario coordinare le politiche industriali nazionali, che oggi incrementano le distorsioni interne al mercato comune europeo, influenzando ad esempio le decisioni di (de)localizzazione delle imprese.
In secondo luogo, è necessario fare un uso più strategico degli appalti pubblici, al fine di promuovere le imprese europee più innovative. Nella Ue gli acquisti pubblici di beni e servizi valgono circa 16% del Pil e possono quindi rappresentare uno strumento importantissimo per promuovere l’innovazione. Ad esempio, ambiziose norme europee su requisiti minimi di mobilità pulita negli appalti pubblici, potrebbe dare un forte impulso alla domanda di auto e bus elettrici, favorendo la trasformazione dell’industria automobilistica europea. Per diventare il leader globale nel settore delle auto elettriche, la Cina non si è concentrata sui finanziamenti pubblici per l’innovazione, ma sulla creazione di una vasta domanda interna attraverso forti politiche di sostegno, compresi gli appalti pubblici.
Il completamento del mercato unico europeo dei servizi e l’uso strategico degli appalti pubblici per creare un mercato per
i prodotti più innovativi, rappresentano i passi fondamentali per creare il giusto ecosistema affinché le imprese innovative
europee possano crescere in un mercato ricettivo. Dovrebbe essere questo il nucleo di una nuova politica industriale europea
per il XXI secolo.
Professore alla Johns Hopkins University, ricercatore presso la Fondazione Eni Enrico Mattei e il think-tank Bruegel
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