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Se gli economisti d’impresa vedono rosso-spread

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Se gli economisti d’impresa vedono rosso-spread

Le elezioni europee di domenica sono importanti, per l'Europa e per l'Italia (dove, ricordiamolo, si vota anche per le regionali del Piemonte, altro appuntamento chiave, si pensi alla TAV). Dunque è tutto un proliferare di sondaggi sugli andamenti possibili di partiti e movimenti. Tema di cui però da giorni si parla solo sottotraccia perché la legge lo vieta.

Ma c'è anche altro, sul terreno previsionale, di cui si può invece discutere sopra il tavolo e non sotto. Spunti interessanti e più di “struttura”, come quelli che emergono dal sondaggio congiunturale del Gruppo Economisti d'Impresa (GEI, l'associazione presieduta da Massimo Deandreis) dove 153 economisti (intesi non solo come accademici ma anche come professionisti che lavorano in aziende industriali, bancarie e di servizi, enti pubblici, centri di ricerca) spiegano le loro aspettative, incrociando il voto di domenica, per i prossimi mesi.

I risultati, in qualche caso inaspettati, sono da leggere con attenzione. 1) Il secondo semestre 2019, in termini di Pil, è atteso stabile (dunque sul terreno della bassa crescita) dal 54% degli economisti, in aumento dal 30% e in calo dal 16%. 2) sul futuro Parlamento Ue il 58% si aspetta una “forte presenza di partiti contrari all'integrazione”, il 35% più o meno come oggi, solo il 7% un aumento dei partiti tradizionali. 3) il quadro politico italiano: forte instabilità per il 61%, stabilità per il 25%, non so 14%. 4) Aspettative deficit 2020: peggiora per il 73%, rimane lo stesso per il 18%, migliora per il 9%. 5) Impatto del voto per il Parlamento Ue sullo spread: il vincolo si allenta, ma lo spread peggiora, per il 70%, indifferente per il 21%, lo spread cala per il 9%.

Ora, è vero che la somma degli economisti che hanno aspettative positive o stabili sulla crescita semestrale riorna ai livelli tipici del medio-lungo periodo con il “recupero dello smarrimento”, nota GEI, registrato a novembre 2018 ai tempi dello scontro tra il Governo e la Commissione Ue. È tuttavia da considerare con attenzione, in particolare, il dato secondo il quale – in un contesto generale di incertezza e di debiti alti o altissimi- lo spread aumenterebbe anche nel caso che la nuova Commissione, frutto del risultato del voto di domenica, decidesse di cambiare rotta ed allentare i vincoli di bilancio. L'aspettativa sconta insomma un altro intervento, quello dei mercati. Il terreno di cui oggi si parla poco, nella pioggia di previsioni su risultati e mosse dei partiti, ma che potrebbe tornare di rovente attualità. Sarebbe un errore non tenerne conto.

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