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Se anche Trump chiede all’Italia di cambiare rotta

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Se anche Trump chiede all’Italia di cambiare rotta

(Reuters)
(Reuters)

C’è osservazione e osservazione. L’ Italia, i panni di “osservata speciale” li veste non da oggi. Debito e deficit pubblici, crescita e produttività stagnanti da vent'anni, basso tasso di occupazione, giustizia lenta, infrastrutture al palo. L'elenco potrebbe continuare a lungo. E l'Europa, come è arcinoto, ce lo ricorda sempre. Ma se diventa anche “osservata speciale” da parte degli Stati Uniti? E come è possibile proprio ora che al timone della superpotenza americana c'è Donald Trump, il “sovranista” dell'America First, critico dell'Europa e sostenitore del governo gialloverde italiano?

Di sicuro è rimarchevole il fatto che il dipartimento al Tesoro, nel quadro dell'aggressiva politica commerciale americana, ha messo sotto osservazione l'Italia inserendo il nostro Paese nella lista dei partner commerciali potenzialmente rischiosi per gli Usa. La compagnia è vasta ed articolata: Cina, Corea del Sud, Giappone, Vietnam, Malesia, Singapore, Irlanda, Germania.

Non ci sono giudizi politici e per l'Italia viene notato innanzi tutto che ha fatto segnare un surplus delle partite correnti pari al 2,5% del pil mentre quello “nell'interscambio di merci con gli Usa è salito a 32 miliardi dollari”. Tuttavia non è solo questo il dato delle valutazioni americane cui guardare. C'è di più, nel senso che vengono riprese le osservazioni critiche caratteristiche della Commissione europea, del Fondo Monetario, dell'Ocse, della Bce. L'Italia secondo il Dipartimento di Stato dovrebbe battere con convinzione la strada delle “riforme strutturali per affrontare le sue rigidità, aumentare la competitività e il potenziale di crescita”. Il debito italiano è “fonte di vulnerabilità”. Reddito di cittadinanza e pensioni “quota100” faranno salire le spese correnti su “basi permanenti introducendo incertezza sulle prospettive di bilancio e finanziarie dell'Italia”.

E dire che meno di un anno Trump fa aveva largheggiato con i sorrisi nell'incontro col premier Giuseppe Conte promettendo che avrebbe “invitato tutti ad investire in Italia” e spiegando anche condivideva appieno la politica italiana del cambiamento. Ma qualcosa è evidentemente cambiato. Ad esempio a marzo scorso, quando Garret Marquis, assistente speciale di Trump e portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, criticò l'annuncio del premier Conte sull'accordo quadro con la Cina per la Via della Seta: “Non c'è bisogno che l'Italia dia legittimità al progetto di vanità cinese per le infrastrutture”. Critica ripresa anche dall'ex consigliere Steve Bannon, forte sostenitore del governo gialloverde ed in particolare di Matteo Salvini (non certo entusiasta dell'accordo con la Cina).
Ma quello che colpisce di più, oggi, è il richiamo a politiche di bilancio più rigorose e l'invito a riforme di struttura. Per il “governo del cambiamento”, da domenica scorsa a trazione Salvini-Lega e in complessa transizione, la mossa Usa e di un presidente come Trump non può essere liquidata con un'alzata di spalle.

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