Due accordi last minute tra Lega e Mov5Stelle su codice appalti e decreto “Salva Roma”, il premier Giuseppe Conte che parte per una missione ufficiale in Vietnam sicuro che il Vietnam in salsa italiana, almeno fino a domenica (ci sono i ballottaggi delle elezioni locali), non gli riserverà per ora altre sorprese.
L'orizzonte è corto. Cortissimo. E lo stesso caso, straordinariamente serio, dell'avvio della procedura europea per deficit
eccessivo determinato dal non rispetto della regola del debito è nel tritacarne delle congetture, delle trattative che si
apriranno in un'Europa percepita – ma numeri e trend politici dicono altro- come molto “diversa” da quella conosciuta fino
al voto del 26 maggio.
Poi, se invece lo sguardo si alza oltre la campagna elettorale permanente e le astuzie del tatticismo politico giorno per
giorno, ecco squarci di realtà che raccontano altre storie. Un paio, almeno, che dovrebbero pure interessare l'Italia. La
prima è quella di un contesto mondiale dove la vecchia prudenza della diplomazia è stata scavalcata da leadership politiche
che esercitano il loro potere in modo diretto e muscolare. Il Presidente americano Trump, in guerra con le sanzioni commerciali
contro la Cina, all'attacco dell'Europa (paradossalmente ricordiamo oggi i 75 anni dal D-Day e la spinta alla costruzione
europea che venne allora dagli Usa). Il cinese Xi Jinping che minaccia gli Usa di vendere i titoli del debito americano, detenuti
da Pechino in grande abbondanza, evoca la Lunga Marcia e punta con la “Via della Seta” a guadagnare spazio e influenza in
Europa. Il russo Putin (in tensione forte con Trump) anch'egli impegnato a cambiare e influenzare l'Europa.
Aggiungiamo il caso Brexit e la possibilità (con l'ex sindaco di Londra Boris Johnson, sostenuto da Trump), di imboccare la strada del “No deal”. Gli orizzonti, o meglio i fronti di guerra, sono questi. Il vascello Italia naviga in acque minacciose, dove nessuno fa sconti (neanche l'America di Trump. Visto che il Dipartimento di Stato parla del debito pubblico italiano come la Commissione europea).
Secondo squarcio di realtà, se si alza lo sguardo. C'è la possibilità di un accordo mondiale sull'asse FCA-Renault-Nissan (unirebbero così le forze un socio privato italo-americano, lo stato francese ed una public company giapponese). Fincantieri-Stx potrebbero presto mettersi in pista definitivamente come il colosso europeo della cantieristica. Mediaset ha appena acquistato il 10% del gigante tv tedesco ProSebien. Luxottica ed Essilor ri-marciano in coppia sul fronte mondiale dell'industria degli occhiali. Ferrero e Lavazza (ma si potrebbero citare anche altri), due grandi marchi storici del made in Italy, continuano nella loro espansione sui mercati di tutto il mondo, a cominciare da quello americano.
Accade tutto questo e molto altro. E avrebbe un senso, nell'interesse nazionale così tanto richiamato in tempi di sovranismo, guardare anche un po' oltre i ballottaggi e gli accordi last minute.
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