Per la strana coppia l'Italia è un paese-laboratorio in un'Europa da ribaltare, e dunque la frequentano volentieri. Magari,
inconsapevolmente, dandosi anche il cambio. Se ne va l'americano Steve Bannon, ex stratega del presidente Trump, che atterrando
a Londra conclude il suo ultimo viaggio in Italia, ed arriva il russo Aleksandr Dugin, filosofo e politologo in forte sintonia
con Putin. Così, il 4 giugno, ecco anche due interviste parallele: Bannon a LaVerità e Dugin al Giornale.
Dugin, va precisato, nell'intervista non parla specificamente dell'Italia e vedremo se lo farà venerdi 7 giugno in un incontro
a Milano. Da teorico della “democrazia illiberale” e avversario del globalismo propone la formula dell' “Eurasiatismo” per
difendere “l'identità di tutti i popoli dall'aggressione perpetrata dall'Occidente moderno”. La dottrina europeista è il nemico
da abbattere: nei risultati del voto del 26 maggio Dugin vede “l'insorgere di un'immensa volontà popolare contro la dominazione
totalitaria e impositiva del globalismo e del pensiero europeista, un passo verso la vittoria, non la vittoria stessa”.
Anche se numeri e tendenze suggeriscono un bilancio molto diverso e in qualche caso opposto, per Bannon no, proprio di vittoria
contro l'euroglobalismo (e Macron in particolare) si tratta: “risultato straordinario, in Europa sono cambiate le regole di
ingaggio…”. I partiti populisti hanno insomma vinto, “non formeranno un partito unico ma voteranno allo stesso modo sugli
argomenti chiave”. Anche per allentare le regole sul debito, verrebbe da chiedere?
Ambedue, Bannon e Dugin, considerano l'Italia come il terreno più fertile per coltivare la spallata alla vecchia Europa. Ambedue
sono stati sostenitori della formula di governo gialloverde Mov5Stelle-Lega. Dugin (ottobre 2018) si è espresso così: “è il
primo caso nella storia della politica moderna di vittoria dei populisti, Salvini e Di Maio sono l'esempio dell'alleanza del
populismo di sinistra con quello di destra”. Oggi Bannon (nessun accenno al premier Conte, apprezzamento per Giorgia Meloni
e forte contrarietà ad intese con la Cina che sarebbe portatrice di un “capitalismo predatorio”) conferma la piena fiducia
in Salvini per stringere il rapporto dell'Italia con gli Usa e gli dà il benvenuto per la prossima visita a Washington. Dettaglio
interessante: alla domanda su una possibile coalizione di centrodestra guidata da Salvini, Bannon risponde in questo modo:
“cosa farà nel contesto della politica italiana è da vedere, ha appena confermato che manterrà il patto di governo”.
Da vedere, aggiungiamo, se sarà confermata la visita di Putin in Italia a luglio e se Salvini (accreditato di un rapporto
solido con il leader russo) volerà presto negli Usa per far visita a Trump. Per ora il vai e vieni con l'Italia è quello della
strana coppia Bannon-Dugin.
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