Il calcio italiano è in crisi profonda. Il calcio italiano è così in crisi che, nella notte tra giovedì e venerdì 14 giugno, c’è stato un furto con scasso al museo del calcio di Coverciano e cos’hanno portato via? Trecento euro da un distributore automatico di gadget. Segno che lo sport più amato dagli italiani accende sempre meno la fantasia degli italiani. E allora copiamo dall’estero, prendiamo spunto, che ne so, dagli spagnoli. E mica perché c’hanno Messi e il tiki-taka, il fatto è un altro: il Tribunale Supremo spagnolo ha stabilito che giocare a calcetto con colleghi e clienti fa parte a tutti gli effetti dell’orario di lavoro.
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Lo dice una sentenza emessa dalla sezione di Vigo del Tribunale Supremo che è andata a confermare quanto già espresso in questo senso dall’Audiencia Nacional, sulla stessa vicenda. A sollevare il caso è stata Altadis, multinazionale iberica del tabacco che da anni organizza un torneo di calcetto con i tabaccai che rifornisce. Lo sport fa «team building», l’attività ludica alimenta relazioni, è più facile trovare impiego su un campo da gioco che inviando un curriculum a destra e manca, come pure qui da noi non mancava di sottolineare un celeberrimo ministro del Lavoro.
In Spagna la faccenda del torneo con la rete vendita è roba seria, faccenda così sentita da finire all’interno del contratto integrativo di Altadis: azienda e sindacati avevano infatti stabilito che la partecipazione al torneo è volontaria ma il dipendente che partecipa ha diritto a recuperare il tempo sul terreno di gioco con ore libere o giorni di ponte. I sindacati tuttavia - ricostruisce El Mundo - hanno portato la faccenda in tribunale chiedendo e ottenendo il pieno riconoscimento delle partite come orario di lavoro. Ergo, la successiva giornata lavorativa non può cominciare se non sono trascorse almeno 12 ore dalla fine del match e qualsiasi incidente ti capiti sulla strada per il rettangolo di gioco deve essere considerato incidente sul lavoro.
Sappiamo a cosa state pensando: a una rivincita postuma del ragionier Fantozzi, impiegato dell’ufficio sinistri della Megaditta protagonista di improbabili derby scapoli-ammogliati con i compagni d’ufficio. Se, piuttosto che nell’Italia degli anni Settanta e Ottanta, fossimo stati nella Spagna del Terzo Millennio, probabilmente persino i giochi olimpici aziendali organizzati dal Mega Direttore Naturale che costarono ustioni di primo grado e contusioni multiple al personaggio interpretato da Paolo Villaggio avrebbero avuto dignità di orario lavorativo. O forse state pensando a qualche collega di lavoro che ispanico, in fondo, ci si è sempre sentito e si è portato avanti col lavoro. Avanti sulla fascia destra, perché gioca ala.
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