Ma cosa è capitato a questa sfortunata, pallida, eterea, ragazza per lasciarsi andare così, in un ruscello, vestita da sposa e con un mazzolino di fiori che si sperde nell’acqua, disfacendosi come la sua vita, che finisce tra i flutti? È Ofelia, protagonista e soccombente degli eventi, “vittima” dell’amore di Amleto, impazzita dopo che lo stesso principe di Danimarca le ha ucciso il padre, e colta nel momento di annegare la sua vita in un freddo fiume. La scena shakespeariana è un topos letterario e artistico che ha portato frutti fino a oggi (dalle canzoni di Lou Reed a Helena Bonham Carter che la interpretò per Zeffirelli). Siamo passati a salutarla tutte le volte che abbiamo avuto la possibilità di andare alla Tate di Londra, l’abbiamo rivista ieri – assoluta protagonista, all’inizio dell’esposizione, a marcare subito il suo status di capolavoro assoluto – all’inaugurazione di una mostra che capiterà raramente di rivedere: da oggi «Preraffaelliti. Amore e desiderio», promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e 24Ore Cultura (organizzata in collaborazione con la Tate e curata da Carol Jacobi), porta a Milano circa 80 opere, tra dipinti e disegni, della Confraternita di ribelli (guidati da Dante Gabriele Rossetti) che segnò un momento cruciale dell’arte inglese e che avrà influenza nei decenni successivi. Ofelia di John Everett Millais, un altro degli esponenti di punta del movimento, lascia infatti raramente l’Inghilterra (al pari dell’altro capolavoro che “chiude” la mostra, la Lady of Shalott di John William Waterhouse) ed è dunque un’occasione quasi unica (fino al 6 ottobre) poterla ammirare a Palazzo Reale.
È un dipinto che, da solo, compendia e porta a una vetta gli ideali dei Preraffaeliti. Il verde vivido con il quale risplende è dovuto alla ricerca dei pigmenti più iridescenti, che gli esponenti del circolo cercavano per i loro dipinti. Innamorati della luce e del colore, di un immaginario che si rifaceva apertamente al Medioevo e a una tradizione letteraria che includeva Dante, Chaucer, il Roman de la Rose, i Preraffaeliti furono i primi pittori ad abbandonare metaforicamente e letteralmente l’Accademia. Uscirono fuori a dipingere in piena aria: Millais trascorse mesi nel Surrey per vedere le minuzie di ogni singolo fiore e solo in seguito dipinse la modella, Elizabeth Siddal (lei stessa pittrice e della cerchia della confraternita, poi destinata a morire per una “overdose” di laudano, alimentando una leggenda nera che aleggia intorno al dipinto), facendola distendere su una vasca (e causandone la bronchite). La fedeltà alla natura, la precisione della sua riproduzione; le storie medievali, la poesia, il mito, la bellezza in tutte le sue forme furono le linee guida di questi pittori, di cui fu fan della prima ora quell’Henry Tate che comprò e regalò 65 opere dalla National Gallery. La quale rispose di non avere spazi: fu così che Tate decise di fondare il suo museo, destinato a diventare un gioiello e dal quale proviene oggi la selezione in mostra a Milano.
L’esposizione è allestita in maniera sobria e felice, i colori dei fondi accompagnano i dipinti e li mettono in evidenza, la sequenza tematica consente di riproporre tutte le esperienze dei 18 pittori rappresentati. Peccato che manchi del tutto William Morris, che la curatrice, evidentemente, giudica un innesto posteriore e diverso rispetto ai Preraffaeliti “classici”. Certo che anch’egli partecipò a quel clima di «amore e desiderio» di cui parla il titolo, se sua moglie fu a lungo compagna di Rossetti (forse con il suo consenso), in un clima nel quale amore, erotismo e tradimento, nel movimento, ebbero un’importanza centrale. E proprio come i pittori uscirono dagli studi, anche i quadri escono dalla cornice. Nelle serate di oggi e domani alle 21.30 in Piazzetta Reale, alcuni dei quadri più famosi della collezione in mostra prenderanno vita grazie a dei tableaux vivant: 6 attori teatrali della compagnia napoletana “Teatri 35” faranno rivivere allo spettatore le scene perfettamente ricostruite dei dipinti tra panneggi e stoffe, musica e luci accuratamente ricostruite. Un modo non convenzionale di avvicinare all’arte (sublime e attualissima) dei Preraffaeliti.
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