In momenti difficili come questi in cui la crescita tendenziale del Pil italiano ritorna sotto zero come nel lontano ultimo trimestre del 2013, in cui la fiducia e gli investimenti crollano, in cui la Commissione europea ci bacchetta sul debito pubblico e in cui servirebbe, come ha detto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, un serio piano a medio termine per rilanciare l’economia, è importante non dimenticare chi siamo. E che se consentiamo alle nostre imprese di poter lavorare in condizioni minimamente normali possiamo uscire da qualsiasi guado.
L’Italia non è soltanto la seconda industria manifatturiera d’Europa per valore aggiunto, ma anche la quinta potenza mondiale per più alto surplus commerciale con l’estero nei manufatti (dopo Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud). Un primato che origina da un consistente pacchetto di oltre 1.400 prodotti prevalentemente industriali più alcuni prodotti agricoli di eccellenza (in massima parte verdure e frutta) in cui l’Italia figura nelle prime cinque migliori posizioni a livello mondiale per attivo con l’estero. Per la precisione, l’Italia si è collocata nel 2017 ai primi cinque posti al mondo come surplus commerciale in ben 1.444 prodotti per un valore equivalente di 218 miliardi di dollari di attivo. Lo conferma l’indice delle eccellenze competitive italiane elaborato dalla Fondazione Edison, un indicatore che, grazie a un particolare algoritmo, è in grado di misurare istantaneamente, con un elevato livello di dettaglio, il numero di prodotti in cui ciascun Paese eccelle a livello internazionale per surplus commerciale con l’estero.
Concentriamoci per semplicità sui prodotti in cui l’Italia occupa le prime tre posizioni a livello internazionale. L’indagine, basata sulla classificazione HS2012 che suddivide il commercio internazionale in 5.206 beni, evidenzia nel 2017 (ultimo anno per cui sono disponibili statistiche complete per tutti i Paesi del mondo) 922 prodotti in cui l’Italia si trova ai vertici mondiali per surplus commerciale, per un valore complessivo di 166,3 miliardi di dollari. L’Italia figura prima in 240 prodotti, per un controvalore di 62,5 miliardi; seconda in 380 prodotti, per un controvalore di 67,2 miliardi; terza in 302 prodotti per un controvalore di 36,7 miliardi di dollari.
Quanto alle tipologie dei prodotti, sui 922 complessivi in cui l’Italia si colloca nei primi tre posti al mondo, ben 770 fanno riferimento ai settori tipici del made in Italy, che la Fondazione Edison ha riassunto nel paradigma delle “4A”: Alimentari-vini, Automazione-meccanica-gomma-plastica, Arredo-casa, Abbigliamento-moda. In particolare, 369 prodotti appartengono al comparto della Automazione-meccanica-gomma-plastica e generano un saldo attivo di 81 miliardi di dollari; 277 appartengono all’Abbigliamento-moda e danno origine a un surplus di 31,6 miliardi di dollari; 80 prodotti rientrano nel comparto degli Alimentari-vini, con un saldo attivo di 22,7 miliardi; 44 prodotti appartengono all’Arredo-casa e generano un avanzo commerciale di 15,6 miliardi di dollari. I rimanenti 152 prodotti a cui compete un surplus con l’estero di ulteriori 15,4 miliardi di dollari non appartengono a nessuna delle “4 A”, ma a beni diversi appartenenti a settori come chimica, farmaceutica, ecc.
Con i citati 922 prodotti in cui l’Italia sale sul podio della competitività, il nostro Paese si posiziona quarto al mondo, dopo Cina (2.461 prodotti in cui figura nei primi tre posti a livello mondiale per saldo commerciale), Germania (1.394 prodotti) e Stati Uniti (1.015 prodotti). Il Giappone è quinto con 732 prodotti.
Al primo posto tra i beni di eccellenza del made in Italy, con un saldo commerciale di 4,4 miliardi di dollari, vi sono le piastrelle in ceramica seguite dalle borsette e valigie in pelle e cuoio con un surplus di 3,5 miliardi. Con un attivo uguale o superiore ai 2 miliardi di dollari troviamo poi, nell’ordine, le macchine per imballaggio (2,5 miliardi), gli occhiali da sole (2,3 miliardi), le navi da crociera (2,1 miliardi) e le calzature con suola esterna e tomaia in cuoio naturale (2 miliardi). A seguire, con un surplus superiore al miliardo di dollari, le paste alimentari (1,8 miliardi) le parti di macchine per imballaggio (1,3 miliardi), il cuoio e le pelli intere di bovini e equini lato fiore (1,3 miliardi) e, per concludere, la cioccolata e altri preparati a base di cacao (1,2 miliardi).
Tra i secondi posti detenuti dall’Italia per più alto surplus mondiale, i vini in bottiglia insieme agli oggetti di rubinetteria e valvolame, singolarmente considerati, presentano entrambi un saldo commerciale superiore ai 4 miliardi di dollari (4,7 e 4,1 rispettivamente). Seguono a distanza, con un surplus superiore al miliardo di dollari, le parti di mobili diversi da quelli per sedersi (1,9 miliardi), i lavori di ferro o acciaio (1,7 miliardi), le macchine per riempire, chiudere, tappare o etichettare bottiglie, scatole o altri contenitori (1,5 miliardi), gli yacht con motore entrobordo (1,5 miliardi), i vini spumanti (1,4 miliardi), i conduttori elettrici e il caffè torrefatto (entrambi con 1,3 miliardi di attivo commerciale) e, per concludere, i lavori di alluminio (1,2 miliardi).
Infine, le calzature con suola esterna di gomma, materia plastica o cuoio naturale, con 1,7 miliardi di surplus, guidano la classifica dei primi 10 prodotti in cui l’Italia è terza al mondo per migliore saldo commerciale con l’estero. Seguono i mobili per salotti in legno, con 1,6 miliardi di dollari di saldo; i prodotti di materie plastiche e i divani imbottiti con intelaiatura in legno (entrambi con un surplus di 1,4 miliardi di dollari). Poi, con un saldo positivo superiore al miliardo di dollari, troviamo anche gli ingranaggi e le ruote di frizione per macchine (1,2 miliardi), i farmaci confezionati contenenti ormoni e i trattori (entrambi con 1,1 miliardi di surplus). Infine, con un saldo attivo superiore al mezzo miliardo di dollari, seguono le parti di turboreattori e turbopropulsori (0,8 miliardi), i mobili di legno utilizzati nelle cucine (0,8 miliardi) e le parti di macchine e apparecchi meccanici (0,7 miliardi).
Sempre secondo l’Indice delle eccellenze competitive elaborato dalla Fondazione Edison, su circa 4.200 prodotti manifatturieri (esclusi quindi generi alimentari e prodotti energetici), scambiati internazionalmente e censiti, l’Italia ne vanta ben 2.107 che presentano un surplus di bilancia commerciale e in 1.270 di essi il nostro Paese precede per attivo la Germania presa come benchmark. Tali 1.270 prodotti in cui “battiamo” i tedeschi nel 2017 hanno espresso un surplus con l’estero di ben 144 miliardi di dollari (pari al 7,4% del nostro Pil). Nel mondo solo la Cina, con 2.299 prodotti, può fregiarsi di un maggior numero di casi in cui è più competitiva della Germania. Il Giappone è terzo (con 939 prodotti), mentre gli Stati Uniti sono quarti (con 934 prodotti).
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