Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2010 alle ore 17:59.
Forse per parlare di industria culturale è necessario ripensare i punti fermi del dibattito. Quello che succede in ambito culturale, soprattutto giovanile e soprattutto in un momento di crisi economica che livella le possibilità di espressione, oggi trova spazi diversi, alcuni si consolidano, altri si disperdono, ma di certo da essi non si può più prescindere. Internet con le sue culture a km zero e senza confini. In Italia in bilico tra detrattori e santificatori. Chi la vorrebbe limitare e chi sogna di poterle dare il premio Nobel per la Pace.
Esiste una resistenza a considerare il World Wide Web uno strumento di partecipazione al dibattito culturale, ma intanto il mondo va avanti e chi ha buone idee riesce a farsi notare, senza budget, senza spostarsi fisicamente e senza santi in paradiso. Teatro d'avanguardia, cinema, moda e design, arte, musica, nuove forme letterarie, comunicazione creativa per la politica: migliaia di giovani vivono di questo oggi, in ogni città italiana, da nord a sud, vanno avanti in un contesto complesso e scoraggiante. E a volte succede che proprio dai luoghi più problematici e dimenticati nascano le forme culturali più promettenti.
Quelle che un tempo erano le riviste di controcultura, contenitori di riflessioni e sperimentazioni sull'industria culturale, dall'arte al fumetto, oggi si sono trasformate in edizioni più o meno patinate legate alla Rete e ai blog. Benché si stiano tentando esperimenti per redivivi Frigidaire e il Male, gli spazi di visibilità per artisti e nuovi pensatori digitali sono altri e si consumano tra le riviste letterarie tradizionali e i nuovi formati.
Abbiamo cominciato un viaggio partendo da Nero Magazine, nato e cresciuto a Roma grazie alla perseveranza di quattro studenti della Sapienza, arrivato in pochi anni a 80.000 copie distribuite anche in Europa. Nero è in compagnia di altri esperimenti felici, molti dei quali hanno scelto una veste bilingue per parlare a tutti ovunque. E soprattutto tutti sono sbarcati sui social network, il fil rouge che lega tutti. Facebook in particolare, ma anche Twitter, Anobii, Friend Feed, piattaforme di condivisione dove si è trasferito parte del dibattito.
Satisfiction Definiti dai grandi giornali «gli enfant terrible della critica letteraria», sono una freepress di critica culturale, spartana e essenziale nella grafica, tira fino a 150.000 copie nelle librerie di tutta Italia e la richiesta è in aumento. Nata da uno dei blog di riferimento per la cultura italiana degli ultimi anni, si è trasformata in cartaceo, ma continua a vivere soprattutto di Rete. Tutti i numeri si scaricano in pdf dal sito. Promettono di rimborsare i libri consigliati se non dovessero piacere al lettore, anche se, più che soldi, i lettori chiedono un confronto diretto col critico, racconta Gian Paolo Serino, il fondatore: «Qualche giorno fa mi ha scritto una transessuale di Brescia per dirmi che non le era piaciuto un libro che noi avevamo consigliato, in cambio ci ha chiesto come rimborso di pubblicare una sua traduzione di una poesia di Victor Hugo, era buona e noi lo abbiamo fatto».
Hanno un modo rock di proporsi, tanto è vero che il mecenate che li sostiene si chiama Vasco Rossi e finanzia la rivista interamente, per «affrontare la crisi culturale». Continua Serino:«Ci arrivano circa 50 richieste al giorno da gallerie, librerie e biblioteche, sul blog abbiamo 3.500 visitatori unici al giorno per i nostri aggiornamenti, con una media di 40-50 commenti ai post, da Feltrinelli in piazza Duomo 500 copie vengono esaurite in un giorno. Tutti collaborano a titolo gratuito e tutti gli introiti vengono investiti nel numero successivo. Sono contro ogni tipo di piagnisteo sulla cultura, lo spazio se lo vuoi te lo conquisti, basta con questo accademismo».
Nell'ultimo numero, il 9, si trovano inediti di Alberto Moravia, Alda Merini, Roberto Saviano, Mario Desiati, Franco Battiato, tra gli altri. Da gennaio partono con un portale culturale sulla scia del New Yorker con inediti di grandi autori italiani e internazionali. Pensano che il linguaggio digitale sia sempre più centrale, anche se, dicono «l'e-book dovrà aspettare ancora tanti anni per esplodere». Per quanto riguarda i contatti coi lettori rilevano che il grosso degli scambi avviene ormai su Facebook, un dato che sta rivoluzionando il traffico di informazioni dei progetti culturali, dai libri ai giornali. http://www.satisfiction.org/
Drome Magazine Drome nasce nel 2004 dall'iniziativa di Stefan Pollak e Rosanna Gangemi, appassionati di arte, cinema, teatro e lifestyle con un'anima europea che copre l'underground e approfondisce il mainstream. Drome si caratterizza per la qualità della forma e della sostanza, fatto di contributi gratuiti con respiro internazionale. Tutto parte da Roma e oggi ci sono anime redazionali anche a Parigi e Bruxelles, viene distribuito in 50.000 copie in 25 Paesi (negli USA hanno un accordo con la catena di librerie Barnes & Noble, arrivano fino all'Australia per Taiwan, Brasile e Israele). Librerie, musei, aeroporti, naturalmente bilingue.
Usa l'online come una vetrina e dialoga coi lettori attraverso i social network: «Prima con MySpace, adesso con Facebook, dove abbiamo due pagine con oltre 10.000 amici - spiega Pollak, che è anche direttore creativo - tutto è nato con un'associazione culturale che è anche l'editore, cioè noi stessi. Il ricavato di ogni numero copre esclusivamente i costi di produzione che sono altissimi perché siamo arrivati a 200 pagine patinate e dobbiamo arrivare in tutto il mondo«. Hanno scelto un claim che dice un po' tutto: «Enthusiasm is the key». http://www.dromemagazine.com/
Finzioni Una rivista di lettura creativa, si definiscono, perché parlano di lettura, più che di scrittura. L'hanno messa su Jacopo Cirillo e Carlo Zuffa due anni fa quando avevano rispettivamente 26 e 23 anni, partiti da un blog che facevano da casa loro, a Faenza, oggi sono a Milano. «La carta la usciamo poco, abbiamo capito che Internet è molto più interessante. Principalmente abbiamo lettori che scaricano i numeri in pdf dal sito. Siamo arrivati al numero 16 e abbiamo calcolato 10.000 lettori», spiga Cirillo. Hanno pensato che, per arrivare ad un pubblico più ampio, dovessero puntare soprattutto sui social network seguendo il loro unico obiettivo: parlare di lettura come esperienza grazie a confronti, suggestioni, parallelismi.
«Facebook ormai è un territorio essenziale da presidiare, Twitter è per una nicchia, lì facciamo anche minirecensioni da 140 caratteri, ma è soprattutto su Anobii, il social network dedicato ai libri, che abbiamo lettori affezionati che commentano costantemente. Nell'ultimo mese e mezzo abbiamo puntato proprio sugli aggiornamenti quotidiani, almeno 4 o 5, con una miniredazione dedicata all'attualità letteraria, abbiamo avuto un incremento di visitatori unici del 150%». Se poi volete capire cos'è un e-book sul sito di Finzioni ci sono spiegazioni dettagliate. http://www.finzionimagazine.it/
RVM Rear View Mirror, una rivista fotografica che compie in questi giorni un anno, giunta al quarto numero e a un raddoppiamento della tiratura da 1.000 a 2.000 copie, non poco per una rivista di questo genere che in Italia non ha competitors. Copre una nicchia di mercato di appassionati e professionisti che in altri paesi europei era presidiata da tempo. Tutto è nato da tre studenti universitari all'Aquila, hanno iniziato con una piattaforma online e cercato un editore con in mano un numero zero. Sono arrivati a Claudio Corrivetti, un imprenditore piccolo piccolo, ma molto radicato sul mercato, proprietario della Postcart Edizioni, e a Irene Alison, la direttrice responsabile della rivista che, racconta lei stessa con soddisfazione, sta crescendo.
«Siamo nelle grandi librerie italiane e ora anche internazionali, il progetto è interamente bilingue e siamo internazionali, soprattutto nei contenuti, con fotografi da tutto il mondo. Il sito web è un'entità che vive una vita strettamente connessa a quella della rivista cartacea. La cover di ogni numero cartaceo ha un'estensione sull'online che racconta l'intero progetto. Il sito viene aggiornato mensilmente con dei reportage dedicati e con gli eventi legati al settore. Siamo presenti agli appuntamenti internazionali più importanti nel mondo della fotografia e, di recente, abbiamo aperto un contest per i fotografi emergenti che non hanno mai pubblicato, si chiama Brand New Talent». Ogni tema pone una domanda a cui i fotografi rispondono con una visione personale attraverso i loro lavori, i reportage dedicati sono sempre 12-14 pagine per dare spazio alle singole progettualità che sulle grandi riviste generaliste appaiono parziali o frammentate. http://www.rearviewmirror.it/
Flamboyant Tra i molti blog di moda, quelli che ormai si sono imposti sul mercato come voci concorrenziali ai grandi giornali, Flamboyant è uno dei più incisivi nei contenuti densi di significati. Flamboyant, anche tra i blog è un outsider. Tanto per cominciare non è solo un blog, ma anche un magazine trimestrale, viaggia su un doppio binario. Riflette e ribalta i linguaggi della moda, provoca e schernisce. Molto punk, molto pulp, molto kitsch. Estremizza le provocazioni, arriva a proporre il pane griffato e celebra i più provocatori tra gli stilisti, i fotografi e i grafici. Fondato un paio d'anni fa da Filippo Leone Maria Biraghi e da Andrea Boschetti, che per anni hanno lavorato nelle maggiori riviste di moda.
«Stiamo apportando dei cambiamenti sostanziali nel nostro format, abbiamo inglobato giovani creativi, ragazzi di 22-23 anni che lavoreranno a inserti video e mp3. Puntiamo sulla grafica in stop motion e sul 3D. Non ci interessa arrivare a tutti, noi offriamo uno spazio di sperimentazione e cominciano a corteggiarci anche grandi marchi come Burberry o Miu Miu, vogliamo alzare il livello e loro sanno che se vogliono con noi possono osare», racconta Boschetti. Il loro approccio è completamente anarchico.
Non vogliono diventare cartacei perché sono eticamente contrari, sostengono che il web sia l'unico territorio libero rimasto. Spalmano i contenuti della loro rivista su un timone navigabile anche random dal sito, ogni numero si compone mano a mano nell'arco di tre mesi. Mentre il blog è rimpolpato quotidianamente: «È il blog che ci tira su i contatti e, ovviamente, la presenza assidua sui social network. Su Twitter ci seguono grandi nomi, tempo fa via Twitter ci ha contattati anche Boy George, e tutti quelli che ci conoscono poi non ci mollano». Il progetto non ha scopo di lucro, hanno paura degli inserzionisti che, dicono, «possono diventare delle limitazioni alla nostra libertà espressiva». http://www.flamboyantmagazine.net/