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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2012 alle ore 07:45.
L'ultima modifica è del 14 novembre 2012 alle ore 12:09.

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di Dino Pesole

Non si può certo ignorare che le necessità di finanziamento del nostro debito pubblico impongono di impegnare ben 80 miliardi l'anno solo per interessi passivi. È un dato di fatto che serebbe illusorio disconoscere. E tuttavia non per questo – osserva con forza Giorgio Napolitano – dobbiamo rassegnarsi alla logica dei tagli lineari, delle riduzioni uniformi delle singole voci di bilancio. Al contrario: il compito della politica, della buona politica potremmo aggiungere, è proprio quello di operare delle scelte. Non tutte le spese possono essere collocate sullo stesso piano. E la nostra risorsa naturale è la cultura.

Non è la prima volta che il presidente della Repubblica segnala l'urgenza di dare un segnale forte, deciso, perché gli investimenti in cultura, istruzione, tutela del patrimonio artistico e del territorio sono parte integrante della fondamentale azione in direzione della crescita.

Un assillo, una preoccupazione che dovrebbe essere posta al primo piano. Napolitano è ben consapevole che nel nostro ordinamento non spetta certo al capo dello Stato operare direttamente scelte la cui competenza è nelle mani del governo e del Parlamento. E tuttavia non rinuncia al suo ruolo di stimolo, di pressione, perché – spiega - il compito del presidente della Repubblica non può essere relegato a presenze protocollari e a tagli di nastri. Il riconoscimento per l'azione condotta dal Governo è esplicito nel passaggio in cui Napolitano attribuisce a Mario Monti il merito di aver contribuito a ripristinare la perduta credibilità internazionale del nostro Paese. Non per questo può essere sottaciuta la critica allo stesso Governo Monti per non aver intrapreso con più coraggio e determinazione l'azione di sostegno della crescita. Investire in cultura è investire nel futuro del Paese.

Napolitano ne è convinto, lo ha più volte ribadito nel corso del settennato, e lo sottolinea anche ora nel corso degli "Stati generali della cultura", facendo suoi i contenuti del manifesto lanciato dal Sole24Ore. Una colpevole sottovalutazione, un'assenza di strategie che lascia perplessi, e la questione – ricorda Napolitano – non nasce certo con questo Governo. Non è solo questione di risorse, ma anche di risorse, osserva il presidente, integrando quanto poco prima ha sostenuto il ministro Fabrizio Barca. Se si guarda a come sono stati utilizzati o non utilizzati i fondi europei nel Mezzogiorno, c'è da emettere un giudizio di ferma condanna. Ma Napolitano va oltre, richiama questo Governo, il Parlamento e quanti saranno chiamati alla guida del Paese nella prossima primavera a non cedere a quella veduta corta di cui parlava Tommaso Padoa-Schioppa. Troppe pastoie burocratiche, troppi progetti rimasti sulla carta, immensa e improduttiva la nostra giungla normativa. Occorre fare un passo in avanti. Lo stimolo che giunge dal presidente della Repubblica è di notevole spessore prima di tutto morale, e andrebbe raccolto senza indugio.

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