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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 19:35.

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Quello del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, è soprattutto un mea culpa. «Riconosco che è una vergogna l'attuale situazione delle risorse destinate alla cultura». Poi il pensiero si allarga e precisa le ragioni «insuperabili» di questa impasse.«In un certo senso mi trovo a giustificare una cosa che è sbagliata – osserva il ministro – perchè in questi nove mesi ci siamo trovati a gestire un'emergenza clamorosa, giunta fino al rischio di vederci commissariati. Non abbiamo dato la necessaria importanza alla cultura, ma il Paese rischiava di perdere tutto, il welfare, gli stipendi pubblici e la sovranita».

Dall'altro lato, però, Passera riconosce che lo sviluppo della cultura in un'autentica industria culturale merita di rientrare nell'agenda di governo: «Passata l'emergenza bisogna fare molto di più» .

Il Sole 24 Ore ha proposto l'idea di un'Agenzia privata per l'esportazione della produzione creativa italiana, da finanziare con i proventi delle licenze sui maggiori marchi culturali italiani. «Lavoriamoci» dice Passera, allargando però il discorso agli organismi pubblici che svolgono il ruolo di sostegno al nostro commercio estero, l'Ice in primo luogo, «che potrebbe avere responsabilità delineate in questo campo, e persone dedicate».
Per promuovere invece la cultura in Italia si può usare con più intelligenza la leva fiscale, ipotizza Passera, «con meccanismi come il tax shelter che ha permesso di attivare nel cinema investimenti che altrimenti non sarebbero arrivati». Molto può fare anche la Rai, anche perchè c'è uno strumento appropriato: «Nel nuovo contratto di servizio chiederò che ci sia uno spazio molto più rilevante per facilitare la diffusione di linguaggi nuovi e per settori dedicati alla cultura».

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