Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 09:58.

My24
Alessandro Laterza (Imagoeconomica)Alessandro Laterza (Imagoeconomica)

Non basta l'impegno a riconoscere la cultura come motore di sviluppo. Servono interventi veri, concreti. Gli operatori dell'economia della cultura e della ricerca propongono le loro ricette per favorire un salto di qualita' del dibattito. Dal fisco, con Alessandro Laterza, presidente della commissione Cultura di Confindustria, alla lotta alla burocrazia e alla governance dei beni pubblici, al centro degli interventi di Ilaria Capua, biologa dell'Izs delle Venezie, ed Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma.

Laterza entra subito nel vivo: «Parto dal sistema delle detrazioni per le erogazioni liberali, che oggi, numeri alla mano, non risulta invitante. Dalle imprese sono arrivati nell'ultimo anno 26 milioni, soprattutto di banche, assicurazioni, grandi compagnie pubbliche o parapubbliche. Dai privati cittadini ed enti non commerciali solo 29 milioni, quasi tutte dalle Fondazioni. Cifre non irrilevanti ma inadeguate a una realta' come quella italiana che, solo per fare un esempio, conta 11mila mostre all'anno».

Perche' risultati cosi' bassi? «Le procedure sono scoraggianti, bisognerebbe semplificare e democratizzare gli investimenti in cultura». Del resto, aggiunge Laterza, non si puo' pensare di ricorrere sempre e comunque alle sponsorizzazioni, «che sono integralmente deducibili ma alla fine si rivolgono quasi esclusivamente ai grandi musei».

Il tema fiscale occupa un posto centrale. «Sarebbe il caso di pensare all'Iva agevolata su determinati manufatti e produzioni. Ma metto in evidenza anche altri due aspetti - prosegue Laterza -. Le agevolazioni per ristrutturazioni edilizie, cosi' come concepite, non valorizzano edifici di interesse culturale o vincolato. E che dire dell'Imu? Mi sembra insensato farla pagare per strutture di rilevanza storica».

E' un'esperienza sul campo, da ricercatrice premiata a livello internazionale, quella della veterinaria Ilaria Capua. In poche parole fotografa l'insostenibile peso della burocrazia. «In Italia abbiamo ricercatori eccellenti che definirei degli eroi della patria. Sono orgogliosa si avere nel mio gruppo 70 persone e di «mantenere» 45 precari della ricerca. Ma lavoriamo impigliati nella colla della burocrazia. Non riusciamo neanche a spendere i soldi disponibili. Ecco, chiedo attenzione politica a questi «eroi» frenati dalla burocrazia».

Molto altro si puo' fare per migliorare le regole per coinvolgere i privati. Ne e' convinto Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma. «Il nostro compito, cosi' come prevede la legge, e' investire nel settore culturale. E lo facciamo, rappresentando un'eccezione rispetto ad altre Fondazioni che preferiscono fare i banchieri o avere partecipazioni nella Cassa depositi e prestiti. Detto questo, devo confessare che da privati no profit non abbiamo mai avuto vita facile nel fare impresa con il pubblico».

E' il nodo perennemente irrisolto della difficile collaborazione pubblico-privato, nella ricerca come nella cultura nel senso piu' stretto del termine. «Proponiamo una cosa molto semplice - sottolinea Emanuele - rendere operativo il principio dell'articolo 118 della Costituzione sulla sussidiarieta' orizzontale in base al quale, laddove il pubblico non e' in grado, puo' subentrare il privato nella gestione della cosa pubblica. Non si chiede di privatizzare la proprieta', ma di affidare la gestione ai privati con una governance ordinaria, che abbia semplicemente criteri previsti dal codice civile».

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.