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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2014 alle ore 19:40.
L'ultima modifica è del 03 luglio 2014 alle ore 19:42.

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È spontaneo il gioco di parole: l'Inferno è una delle sottozone della DOCG Valtellina Superiore. Proprio così, sono tornato in Valtellina, una delle più importanti aree viticole della Lombardia, circondata dalle Alpi, esposta a sud e sottoposta a modeste precipitazioni uniformi durante l'anno. Tutti fattori, a cui si aggiunge la "breva" dal lago di Como, che contribuiscono ad eleggerla la terra del Nebbiolo delle Alpi, coltivato nella varietà Chiavennasca sui 2.500 chilometri di terrazzamenti, la cui bellezza meriterebbe che la candidatura per diventare beni Unesco come patrimonio Culturale dell'Umanità fosse affrontata con maggiore energia e forse anche serietà, ma questo è un discorso da fare in altra sede.

La sottozona Inferno, con un'estensione di poco superiore ai 50 ettari, subito a est del Grumello, nella zona di Sondrio, è compresa tra i comuni di Poggiridenti e Trevisio. I terrazzamenti vitati sono piccoli, ricavati in anfratti rocciosi dove, soprattutto d'estate, si raggiungono temperature elevatissime: da qui probabilmente il nome "Inferno". Il vino che se ne ricava è stato descritto in modo molto colorito dall'Abate Morelli nel suo poemetto Dionisos: «È quell'inferno rosso di brace e fiamma, che odore infuso di prugne e more emana e che al Paradiso è meglio preferire».

È un vino, nei primi anni, più ruvido rispetto ad altri Valtellina Superiore, asciutto, nervoso, ma che si ammorbidisce con la maturazione, di grande longevità. Ho assaggiato l'Inferno di 2 cantine, Balgera e Caven Camuna, entrambe di Chiuro, paese che ho già visitato per altri 2 produttori: Nino Negri e Rainoldi.

Balgera – Chiuro (SO)
Le Cantine Balgera sono state fondate nel 1885 dal trisavolo Pietro e sono situate nell'antica dimora dei nobili Quadrio.
Dopo Leone e Gianfranco, a guidare l'azienda è Paolo Balgera, enologo, che è riuscito a coinvolgere tutta la famiglia, dalla mamma alla moglie Paola, ai figli Luca e Matteo.
Luca, diventato enologo recentemente, è ormai presente da anni nell'azienda, e sta già realizzando dei suoi vini. Matteo, il più piccolo, diventato Perito pochi giorni fa, entra proprio quest'estate ufficialmente nell'organigramma aziendale.
Proprio in previsione della voglia dei figli di continuare e magari espandere l'attività, Paolo ha negli ultimi anni restaurato la cantina storica e realizzato una nuova cantina con moderni impianti a poche decine di metri dalla sede.
Caratteristica dell'azienda è la vendita di vini di annate storiche.
Diamo qualche numero: i vigneti di proprietà hanno una superficie di 3 ettari, a cui si aggiungono le uve di conferitori storici, da almeno 2 generazioni. L'insieme delle uve, proprie e acquistate, consente una produzione annua di 50.000-60.000 bottiglie, ripartite su circa 15 etichette. Ho assaggiato l'Inferno Riserva 2002.

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