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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2014 alle ore 19:02.
L'ultima modifica è del 17 luglio 2014 alle ore 15:18.

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(Ap)(Ap)

E' ancora in contatto con Mandela?
Si, certo, ma ora lo vedo raramente, è molto anziano, e ha bisogno di pace e tranquillità.
Lei fu una delle prime persone che lui volle vedere quando uscì di prigione, 20 anni fa.
Beh, non so se fossi una delle prime persone che voleva vedere, ma sicuramente fui una delle prime che effettivamente incontrò. Lo conoscevo da molto tempo, da quando era sotto processo. Fu tramite uno straordinario giornalista inglese, Anthony Sampson, che ora è morto e che venne in Sudafrica per dirigere il primo giornale per neri, chiamato "Drum". Sampson seguiva il processo e mi portò con lui. E' in tribunale che conobbi Mandela, e fortunatamente il nostro rapporto continuò. Poiché il mio libro, La figlia di Bruger (Feltrinelli, 1992), venne contrabbandato in prigione, lui lo lesse in carcere e, tramite il suo avvocato difensore, che era mio amico, Nelson mi scrisse una lettera per dirmi quanto avesse apprezzato il mio libro. Da quando è stato liberato l'ho visto abbastanza spesso. Ora quando ci incontriamo, di solito facciamo colazione assieme con l'amico comune, il suo avvocato.

Davvero non riesco a pensare cosa sarà questo paese quando lui non sarà più con noi. Anche se non ha più una vita pubblica, Mandela è sempre con noi, così come lo era quando restò in prigione tutto quel tempo, 25 anni sull'isola e due o tre anni in altre carceri. In qualche modo abbiamo sempre saputo che lui c'era e che prendeva completamente parte in tutto quel che accadeva qui. Sicuramente è una delle pochissime figure veramente grandi del ventunesimo secolo. Credo che lui e il Mahatma Gandhi siano state le due grandi figure del secolo passato. Non importa quanto le cose fossero terribili qui, e quanto la gente soffrisse, è stato un grande privilegio che la mia lunga vita si sia svolta nello stesso tempo in cui ha vissuto lui e altre eccezionali persone del movimento di liberazione, uomini e donne, come Oliver Tambo.

Dopo quindici anni di governo da parte dell'Anc, qual è il bilancio tra i sogni e quel che è stato effettivamente fatto?
Quando c'è una lotta di liberazione, si pensa sempre che quando l'obiettivo sarà raggiunto tutto sarà meraviglioso. Quando la battaglia è finita si celebra la vittoria. In questo paese fu la prima volta che tutti votammo. Quella notte, dopo le elezioni, festeggiammo, ci ubriacammo, ci siamo baciati e abbracciati. Poi, come tutti sappiamo, dopo la festa c'è, la "mattina dopo", il mal di testa e tutto il resto. Ma allora non avevamo pensato a cosa avremmo fatto dopo, avevamo solo una cosa in mente: liberarci dell'apartheid. Non c'era tempo di preoccuparsi, di iniziare a pensare alle ovvie cose che ci avrebbero creato grandi difficoltà. E a me fa piacere ricordare alle persone in Europa, in America, in tutto il mondo occidentale, che noi questo gennaio abbiamo celebrato i primi 15 anni dalla fine dell'oppressione dei neri, che iniziò nel 1652: a noi si chiede di aver cambiato tutto in 15 anni, di avere dato a tutti le stesse opportunità in 15 anni. Allora io dico: "give us a chance". Dateci una possibilità voi che in Europa avete avuto diverse centinaia di anni per creare le vostre democrazie, che sono ancora lontano dall'essere perfette: a noi si chiede di farlo in meno di una generazione.

Una generazione è calcolata in 25 anni. Ma questa non uso questa come scusa per giustificare quello che non abbiamo saputo raggiungere. Abbiamo costruito molte migliaia di case, ma tantissima gente è ancora senza casa, siamo terribilmente indietro nel fornire i servizi, come l'acqua e l'elettricità. Quel che abbiamo fatto è solo una piccolissima parte di quel di cui c'è bisogno. Il nostro sistema educativo è in pessime condizioni. Le scuole mancano, le classi sono troppo grandi, spesso i professori non sono abbastanza preparati. Nelle campagne talvolta non ci sono neppure i bagni. Queste sono cose molto urgenti; non ci si può sviluppare come paese se non siamo capaci di offrire educazione. C'è crisi al momento, la situazione è meglio di quel che era prima, nel senso che ora, se un ragazzo viene da una famiglia con appena un po' di soldi, può andare a scuola, dove ci sono i servizi, le strutture, ma se nasce nelle township non ha accesso a niente, lo stato non arriva. Abbiamo anche problemi con ospedali: ora sono accessibili a tutti, ma sovraffollati e senza abbastanza infermiere. Queste sono tutte cose cui avremmo dovuto pensare prima. Ma sono state fatte delle buone, nel limite dei pochi soldi che avevamo, e con il breve tempo a disposizione. Ma, dall'altro lato,come in molti altri paesi, ci sono sempre abbastanza soldi per la difesa e per comprare ogni genere di equipaggiamenti militari, che non ci servono. C'è sempre una sproporzione tra queste fondi e quelli che devono andare all'educazione. Ma stiamo affrontando queste cose e c'è una cosa senza prezzo abbiamo e che non avevamo prima: ovvero una stampa libera. Non vai in prigione se ti opponi al governo.

C'è chi sostiene che è in preparazione una legge per mettere in piedi una sorta di censura…
Chi lo dice? Questo è falso, non abbiamo alcun tipo di censura. L'unica cosa vietata è incitare alla violenza. Per esempio, il nostro presidente, prima di guidare il paese, quando occupava posti già molto alti nel governo, aveva a un paio di isolati da qui, una bellissima casa dove un paio di anni fa ha tenuto una festa. Quando questa era finita, una ragazza di venti-trent'anni, figlia di uno stretto compagno del presidente nel movimento di liberazione, si è fermata per la notte, e lui ha avuto un rapporto con lei. Lei lo ha denunciato, dicendo che l'aveva violentata. In tribunale lui ha affermato che non era violenza, poiché lei era vestita in modo provocatorio. Inoltre, siccome le aveva dato l'usuale bacio della buonanotte, ha detto era nella sua cultura, la cultura zulu, far si che se una donna è eccitata – e non so come potesse essere eccitata da un bacio delle buona notte-, debba essere soddisfatta, cosa che lui ha subito fatto. In ogni caso, Zuma sapeva che lei era Hiv positiva, ma ha avuto un rapporto con lei senza preservativo. Non sono cose che mi sto inventando, le ha dichiarate in tribunale- Ha detto che dopo il rapporto si è fatto una bella doccia, e questo era uno dei modi per prevenire l'infezione dell'Hiv. Che massaggio per i giovani? Prendi una bella doccia e starai al sicuro? Da allora un vignettista di città del capo pubblica una vignetta in cui, non importa di che argomento parli, ogni volta Zuma compare con una doccia sopra la testa. Zuma lo ha denunciato, e c'è chi lo ha accusato, quando Zuma non era ancora presidente ma era candidato alle elezioni, di "linciaggio morale", e per un certo periodo Zapiro ha smesso di disegnarlo, per riprendere proprio in questi giorni, sempre con la stessa doccia, ma alludendo non più al sesso ma alla corruzione. In altre parole, Zapiro non è stato fermato, e la stampa continua a pubblicarlo. Bene io credo che questa sia libertà di stampa. E qui la stampa può sempre ascoltare le udienze in tribunale. Senza considerare che Zuma non possiede televisioni e giornali, come qualcun altro che conosciamo… Lei ha rifiutato un premio per scrittrici donne.

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