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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2014 alle ore 07:59.

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Illustrazione di Guido ScarabottoloIllustrazione di Guido Scarabottolo

Il pianoforte si suona, di regola, con due mani. La destra è prevalente, e quasi sempre solista nella melodia. La sinistra accompagna nelle ottave medie e gravi. A partire dal XVII secolo sono comparse composizioni in cui la mano sinistra è prevalente e circa 1100 studi, trascrizioni e 50 concerti solo per la mano sinistra. «Esistono anche composizioni per la sola mano destra?» si chiese perplesso un musicologo nel 1916. Il pianista Paul Wittgenstein ne trovò due. La mano destra è prevalente nel 90% della gente, eppure le composizioni per la sola mano destra sono solo una decina.

La domanda riguarda non tanto il mondo della musica quanto le neuroscienze. Il pianista produce fino a 1800 colpi di tasto al minuto, dove ogni nota è suonata con una precisione di millisecondi, nel contesto rigoroso del piacere musicale. Perché il cervello, per una prestazione eccezionale come suonare il pianoforte con una sola mano, sceglie la mano non dominante?

Il primo Clavierstück für die rechte oder linke Hand allein (Pezzo per pianoforte per la sola mano destra o sinistra) fu verosimilmente composto da Carl Philipp Emanuel Bach, secondo figlio di Johann Sebastian. Nell'andante cantabile del Klaviertrio XV/20 di Haydn ci sono lunghi brani solo per la mano sinistra. Nelle opere di Mozart (la cui mano sinistra sembra sia stata particolarmente agile), di Beethoven e di Chopin il ruolo della mano sinistra è marcato da ritmi, arpeggi, accordi e salti più lunghi. Johannes Brahms trascrisse la Ciaccona della Partita II BMV 1004 di Bach (quinto degli Studien für Klavier di Brahms) per la sola mano sinistra al pianoforte, un'ottava più grave dell'originale per violino. Essa è una delle composizioni per mano sinistra più suonate. Brahms dice, in una lettera a Clara Schumann, che «solo in un modo mi procuro un piacere minuscolo ma puro, quando suono con la mano sinistra. Le stesse difficoltà, la tecnica, l'arpeggiare, tutto l'insieme mi fa sentire un violinista».

Liszt scrisse una sola opera per la mano sinistra, Ungarns Gott (Dio d'Ungheria), e in altre composizioni e trascrizioni (la più nota è nel Paganini Etude 1), ci sono lunghi brani per la mano sinistra. Nella trascrizione del Lied di Schubert Du bist die Ruh (Tu sei la calma), la cantilena viene suonata quasi solo dal pollice sinistro e, nella trascrizione della Marcia funebre di Schubert, Liszt incrocia le mani. Allievo di Liszt fu il nobiluomo ungherese Géza Zichy, primo e leggendario concertista professionista in Europa con la sola mano sinistra (aveva perduto la destra in un incidente). Liszt suonò con lui concerti a tre mani. Zichy scrisse il Manuale per chi ha un braccio solo (Buch des Einarmigen), che, dopo la prima guerra mondiale ebbe, per tragiche ragioni, una grande diffusione.

Alexander Dreyschock, rivale di Liszt, suonava talora con il braccio destro fasciato, e con la mano sinistra eseguiva la parte della destra. Il successo fu grande ma non unanime, perché ci fu chi lo accusò di virtuosismo esibizionistico e di essere non un suonatore ma uno spadaccino. Famoso, nonostante morisse a 28 anni di tubercolosi, fu, a metà dell'800, il «Paganini del pianoforte» Adolfo Fumagalli. Egli trascrisse per la mano sinistra, in lui veramente acrobatica, da Meyerbeer, Bellini, Verdi, Donizetti. Particolari sono Les Six Êtudes pour la main gauche di Saint-Saëns e gli Studien für die linke Hand (Studi per la mano sinistra) di Béla Bartók. Non ci fu solo consenso.

Schumann, che aveva dovuto interrompere a 22 anni la carriera, già allora luminosa, di pianista per un crampo in flessione del dito medio della mano destra, commentando una Serenata per la mano sinistra di Eduard Marxen, disse di trovare strano che, alla scomparsa di pezzi per pianoforte a quattro mani, si accompagnasse il fiorire di pezzi per una sola mano, della maggior parte dei quali non metteva conto di occuparsi. «Perché rendersi inutilmente invalidi?» si chiede, sapendo che cosa significasse esserlo.
Paul Wittgenstein, rampollo di una famiglia viennese di magnati dell'acciaio, fratello del filosofo Ludwig, all'inizio della carriera di pianista perdette il braccio destro nella prima guerra mondiale.

Già nell'ospedale militare decise di continuare a suonare. Wittgenstein chiese musica solo per la mano sinistra a compositori del tempo, come Wolfgang Korngold, Richard Strauss, Benjamin Britten. Raccolse 17 pezzi. Sergey Prokofiev scrisse per lui il quarto concerto per pianoforte e Paul Hindemith un concerto, a lungo disperso, eseguito la prima volta a Berlino nel 2004 da Leon Fleisher, che una malattia nervosa della mano destra ha costretto a suonare solo con la sinistra per circa 40 anni. Famoso è il Concerto pour la man gauche scritto per Wittgenstein da Maurice Ravel. Comporre solo per la mano sinistra entusiasmò Ravel, che non lo sentì come restrizione ma come stimolo. «L'ansia della difficoltà non è mai così forte come il piacere di misurarsi con essa e vincerla. Per questo mi son lasciato tentare dalla domanda di Wittgenstein.»

E dirà che «chi ascolta non deve mai avere la sensazione che con due mani al pianoforte si potrebbe fare di più. Chi ascolta non dovrebbe mai accorgersi che si suona con una mano sola». Wittgenstein trovò il pezzo così difficile che, in alcune parti, lo semplificò, mandando Ravel su tutte le furie. Si difese sostenendo che l'interprete non è schiavo del compositore, ma Ravel impose la versione originale. La mano sinistra, scrisse Wittgenstein, è più adatta della destra per suonare con una sola mano perché ad essa riescono il salto dal grave all'acuto e viceversa e la rapidità del suono meglio che alla destra. A che cosa ciò sia dovuto, osservò Wittgenstein, non è chiaro, ma é probabile che si debba cercare nella costituzione del corpo.

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