Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2014 alle ore 08:14.

My24

Principe gaudente e raffinato bibliofilo, Galeazzo Maria Sforza aveva sposato Bona di Savoia. Nel codice, il biscione araldico visconteo-sforzesco si alterna con lo stemma crociato dei Savoia e con i gigli del re di Francia (Bona era cognata di Luigi XI), a suggellare l'alleanza politica e matrimoniale di queste tre famiglie.
Ma a rendere davvero leggendario il Leggendario Sforza-Savoia sono le trecento grandi scene miniate che accompagnano il testo. Vennero realizzate dal milanese Cristoforo de Predis, artista attivo per gli Sforza, gli Este e i Borromeo, e autore di altri importanti libri miniati come il De Sphaera e il Libro d'Ore Torriani. Il miniatore era sordomuto, una condizione del tutto eccezionale per un artista dell'epoca. Ma l'handicap del mutismo non ostacolò affatto la grande immaginazione dell'artista: de Predis scelse di ambientare gli episodi evangelici nella Lombardia del Quattrocento. In ogni miniatura si scorge la vita quotidiana, costantemente richiamata da architetture, arredi e vesti dei personaggi. Ma si distinguono anche monumenti celebri del Ducato, come il Castello e il Ponte coperto di Pavia, oppure il Castello, l'Arengo di Milano e persino la piazza del Duomo di Milano, come si presentava a metà Quattrocento, con la facciata dell'antica cattedrale di Santa Maria Maggiore ancora in piedi davanti al Duomo nuovo in costruzione.
Purtroppo il duca Galeazzo Maria si godette ben poco questo bellissimo libro. Nell'anno stesso in cui gli venne consegnato il codice, il 1476, lo Sforza venne barbaramente assassinato mentre stava ascoltando la Messa nella chiesa di Santo Stefano a Milano.
Vuole una tradizione che il duca – forse colto da premonizione – avesse consegnato poco prima il Leggendario a una monaca milanese. Dopo la morte violenta del duca nessuno venne a reclamare il codice, e alla dipartita della suora il libro passò a suoi parenti e, di generazione in generazione, approdò nella raccolta del conte piemontese Pompeo Toesca di Castellazzo. Costui donò il codice a re Carlo Alberto di Savoia nel 1841. Il Leggendario, entrando a far parte delle collezioni sabaude, confluì nel patrimonio della Biblioteca Reale di Torino.
Nella biblioteca torinese il codice continuerà a essere conservato inaccessibile per ragioni di conservazione. Ma con un'importante novità: in occasione della pubblicazione del facsimile, Franco Cosimo Panini Editore ha realizzato all'interno della Biblioteca Reale di Torino una postazione interattiva che rende possibile l'entusiasmante esplorazione in loco del leggendario Leggendario Sforza-Savoia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi