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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2014 alle ore 08:13.

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Sulle due donne, la Marta robustamente attaccata ai fornelli e l'eterea Maria accoccolata ai piedi di Gesù, si è infatti accanita l'esegesi del passato che ne ha fatto due statue contrapposte, quella della vita attiva, sminuita dalla critica di Cristo (e che ne sarebbe allora dell'invito incessante del vangelo a mettersi al servizio del prossimo?), e quella della vita contemplativa esaltata da un Gesù che certamente non era un monaco o un eremita. Né è legittima, ad esempio, una radicalizzazione della scena ricorrendo alle chiavi interpretative della teologia femminista, come ha fatto una nota teologa tedesca, Elisabeth Schüssler-Fiorenza, che assegna la colpa di questa contrapposizione al maschilista Luca. Le due donne incarnerebbero la diakonía caritativa e l'ascolto della Parola, e l'evangelista introdurrebbe tra loro un conflitto di autorità interno alla Chiesa delle origini.
In realtà, le due autrici del saggio, conducendoci attraverso questi e altri percorsi esegetici, spirituali, catechetici, liturgici, pastorali finora esperiti, ci riportano al tenore autentico del testo che rivela due snodi decisivi. Il primo è nel ritratto di Marta «molto affaccendata», «preoccupata e agitata per troppe cose» cioè tutta presa dal servizio e dall'esteriorità al punto da perdere di vista l'ospite. Il secondo snodo è da cercare nelle parole di Gesù che invita Marta a non dimenticare, pur nel rilevante impegno quotidiano, di tenere aperto un canale di ascolto, un atteggiamento di fondo orientato al trascendente, impedendo alle cose e alle opere di sopraffarci invadendo e occupando corpo e anima.
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Teresa d'Ávila, Vita, a cura di Italo Alighiero Chiusano, Castelvecchi, Roma, pagg. 380, € 22,00;
Pierrette Davian e Élisabeth Parmentier, Donne in concorrenza, Qiqajon, Bose (Biella), pagg. 162, € 16,00.