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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2014 alle ore 08:10.

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Ma passa qualche anno e d'improvviso, in Inghilterra, nel Continente, in America e in Oriente, le sue canzoni letteralmente spiccano il volo dal silenzio e diventano un solenne, smagliante monumento musicale, oggetto di affezione e devozione. Oggi Drake è nelle colonne sonore di un'infinità di film, serial, perfino pubblicità. Di lui è stato antologizzato e ripubblicato ogni possibile frammento reperibile, perfino le canzoncine cantate davanti al registratore casalingo, duettando con la mamma. C'è bisogno di sapere, di scavare, c'è un'urgenza di risarcimento che possiede chiunque lo scopra. La sua vita si è capovolta nella sua morte, si è completata e ha trionfato nello splendore, dopo essersi conclusa nell'oscurità.

La sensazione conclusiva, adesso che la tecnologia ci sta rapidamente avvicinando a qualcosa che ha a che vedere con imitazioni sempre più credibili della vita, è che questi post mortem – quelli banali e collezionistici dei grandi famosi, o quelli avventurosi e inattesi dei “celebri dopo” – possano evolversi in formati ancora diversi. Ci viene da pensare a un tutt'uno con la vita, a un secondo atto, a un continuum che finalmente, in barba perfino alla morte, possa finalmente rispondere a tono al più perentorio degli adagio: the show must go on.

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