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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2014 alle ore 20:14.
L'ultima modifica è del 31 ottobre 2014 alle ore 20:16.

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Una seduta speciale nell'Aula di Palazzo Madama per celebrare il trentesimo anniversario della scomparsa di Eduardo. «È con grande emozione e grande gioia che vi do il benvenuto nell'Aula di Palazzo Madama in occasione della celebrazione del trentesimo anniversario della scomparsa di Eduardo. Lo cito con il solo nome di battesimo perché è così che tutti lo ricordiamo», ha detto il presidete del Senato, Pietro Grasso, aprendo la seduta.

“Non chiamatemi senatore, ci ho messo una vita per diventare Eduardo”
Dopo che Sandro Pertini lo nominò senatore a vita per i suoi altissimi meriti nel campo artistico e letterario, disse a Enzo Biagi una frase che mi ha sempre colpito: “Non chiamatemi Senatore, ci ho messo una vita per diventare Eduardo”», ha detto il presidente del Senato. «Sono certo - ha aggiunto - che non volesse sminuire il valore di quella nomina considerandola solamente onorifica, ma in effetti nessuna qualifica e nessun titolo, se non parzialmente, può contenere tutte le sfumature di un uomo che era anche scrittore, regista, attore, poeta, uomo di cultura. Abbiamo voluto intitolare questo percorso “Cantata delle parole chiare. Voci dal teatro di Eduardo in Senato” proprio perché è stato un uomo profondamente radicato nella realtà - della quale ci ha offerto, con estrema originalità, spaccati magistralmente rappresentativi - facendo della sua Napoli lo specchio del mondo».

Il figlio Luca: l’omaggio di oggi racconta il senso del suo lavoro
«L'omaggio di oggi è servito a raccontare il senso del suo lavoro, soprattutto l'interesse verso le nuove generazioni», ha dichiarato Luca, il figlio di Eduardo. «Questa sera incontrerò i ragazzi del penitenziario di Nisida, perché i giovani sono il nostro futuro e la politica deve prestare loro attenzione», ha aggiunto, ricordando l'impegno di suo padre da senatore nel denunciare le condizioni dei detenuti all'Istituto Filangieri (celebre il suo discorso al Senato nel 1982, del quale è stato ascoltato uno stralcio). E non è un caso che questa mattina, uno dei momenti più toccanti sia stato l'applauso caloroso che l'Emiciclo ha riservato proprio ai ragazzi di Nisida, chiamati in Aula a testimoniare la loro sofferenza: quasi un grido il loro, di certo una denuncia, nel solco tracciato da Eduardo, contro il pregiudizio di chi li considera già condannati a vivere nell'illegalità e nell'ignoranza. .

Ogni commedia ha riflettuto la realtà sociale italiana
Grasso ha ricordato che Eduardo disse parlando di se stesso: «A partire dal 1945 in poi non c'è stata commedia scritta da me che non abbia riflettuto aspetti della realtà sociale italiana». L'artista Eduardo, dunque, ha ripreso il presidente del Senato «non è mai disgiunto dall'Eduardo impegnato nell'analisi e nella critica dei paradossi della realtà». Al teatro, ha detto Pietro Grasso, «De Filippo assegnava una funzione morale, una funzione pedagogica, una funzione di rinnovamento. Esempio ne sia il dibattito stimolante che seguì la prima di Filumena Marturano, dove veniva affrontata la problematica a lui cara della condizione dei figli illegittimi e l'idea stessa di famiglia». A lui «dobbiamo - ha aggiunto - una definizione suggestiva del Teatro: “Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male”. A chi ancora oggi si accosti all'opera senza tempo, eterna, di Eduardo non può che esserne profondamente toccato». Noi, ha concluso, «non possiamo che essergliene grati. Grati per tutto ciò che con la sua ricca produzione ci suscita: le emozioni, i pensieri, le lacrime e i sorrisi. Rimarrai sempre nelle nostre menti e nei nostri cuori. Grazie Eduardo».

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