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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2014 alle ore 08:14.

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Bob Jr. invece fiorisce nel contesto italoamericano, con Martin Scorsese in Taxi Driver, con Francis Coppola nel Padrino II e con Michael Cimino in Deer Hunter. È il momento in cui gli italoamericani, dopo aver dominato nello sport con Joe Di Maggio e nella musica leggera con Frank Sinatra, rivendicano un ruolo intellettuale nel mondo del cinema. E Bob Jr. mi dice che a differenza di suo padre ha molta passione per l'Italia, dove viaggia spesso. Non è un caso che abbia scelto di proiettare l'anteprima europea del suo documentario al festival del Cinema di Roma, domani al Maxxi, dove saranno esposte anche alcune opere del padre, parte della collezione della residenza dell'ambasciatore americano in Italia, John Phillips. Opere che, a guardarle bene, hanno un tratto non dissimile da quello della Transavanguardia italiana. Possibile che se fosse andato in Italia invece che in Francia le cose sarebbero andate diversamente? Achille Bonito Oliva, il critico che identificò e definì la Transavaguardia conosce il lavoro di De Niro Sr., «Ci sono certamente affinità negli aspetti figurativi – mi dice – ma c'è anche una differenza: gli artisti della Transavanguardia vengono dopo che il mondo dell'arte ha vissuto un percorso astratto che li riporta al figurativo. De Niro quel passaggio non l'aveva compiuto». Riemerge la costante di aver guardato indietro invece che avanti, cui accenna anche il grande critico Greenberg nel 1945 quando De Niro Sr. debutta nell'Art of the World di Peggy Guggenheim. Come dice Bob Jr. suo padre ha vissuto la vita che ha voluto lui.
Ma quando gli chiedo se questo documentario è stato fatto anche per restituire qualcosa al padre, mi dice: «Restituire per me significava tenere vivo il suo ricordo, la sua eredità culturale. Fare in modo che i miei figli e i miei nipoti conoscano il nonno e le sue opere, la sua arte». Nel film De Niro si commuove spesso parlando del padre. E mi dice sconsolato: «Se avesse avuto il cancro oggi, lo avrebbero curato, sarebbe ancora vivo». Ne conserva lo studio e i quadri come un museo.
Di certo in questo documentario c'è la volontà di Bob Jr. di far conoscere il padre al mondo oltre che alla famiglia. Forse c'è davvero la storia di un padre che per le sue scelte o per le occasioni perdute, ha aiutato il figlio a diventare quello che lui non è stato. Di sicuro c'è una verità che diventa costante nel tempo: la semplice dimostrazione del grande amore di un figlio nei confronti del genitore.
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