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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 08:23.
Per il Tg4 ciò che conta è il linguaggio: «Tasse e balzelli pesano sempre di più», «quello che non è mai a rischio sono i privilegi dei dipendenti pubblici», «e per i boiardi, premi a gogo», «in soldoni vuol dire altri due anni difficili per le famiglie», e il geniale servizio sulla crisi che dice «le famiglie italiane continueranno a ballare», su immagini di gente in palestra e musica techno.
Nel servizio successivo, la foto dietro la conduttrice è una mano che sfila banconote da un portafoglio. La cronaca: un servizio su una donna scomparsa si concentra su un'intervista all'amica, che si difende dalle accuse di essere troppo intima col marito della vittima: «Se una persona dà una mano a un'altra persona che è in difficoltà non per forza dev'essere l'amante», dice lei, sopra una musica da thriller che trasforma placidamente la tragedia in hard-boiled.
Infine, i tre “tg non-tg”. Quello di Enrico Mentana su La7 è discorsivo, è un racconto che parte dall'intro prima dei titoli, con frasi colloquiali eleganti come «quindi capite la portata della polemica», e il tono da editoriale scritto: «C'è una vicenda della Corte costituzionale… sfibrante…», «il premier evita accuratamente di dire come si crea lavoro, come si rilancia il Paese».
Lo stesso effetto lo cerca Sky con il tg serale, che dura un'ora, dalle sette alle otto, e con collegamenti tra studio e inviati crea un'idea di presa diretta, di appena fatto, con la conduttrice che chiede all'inviato come sta andando l'alluvione o Montecitorio.
Lo analizzo il 5 novembre, due sere dopo gli altri, in piena allerta meteo. Sigla, titolo breve, toni bassi. La conduttrice è in piedi dietro a un muro di schermi. Immagini da un elicottero che sorvola Carrara, come copertina per «dare il senso e la misura di quel che è successo». Tir che portano marmo per tamponare le esondazioni. Dopo un quarto d'ora, si chiede all'inviato da palazzo Chigi un menu dei temi politici. «Si sta vivendo una situazione di stallo». Dopo mezz'ora, uno stacco pubblicitario resetta il tg: si riparte come da zero, con i titoli, e poi subito un'intervista in diretta, stile «conversazione franca», a un'europarlamentare pd.
Ed è anti-tg anche Studio Aperto, infinito “magazine” di 43 minuti, che va in onda presto, alle 18.30, e ha un assetto originale. La parte politica si snocciola rapidamente, non ci sono titoli, e all'improvviso, prima del decimo minuto, il filmato sul rapper El Nigno, morto in strada per colpa di un pirata. Mandano un filmato del giovane che rappa un «rap fresco, scritto col cuore, il cuore di uno che ce la mette tutta per arrivare». «Se fosse stato soccorso subito, forse, si sarebbe salvato».
Seguono sciagure dai risvolti politici. Malasanità: una donna con forti dolori addominali viene dimessa dall'ospedale e muore. Guerra tra poveri per una casa abusiva a Milano. Ma pure Conchita Wurst, cantante transessuale, che canta all'Onu. È un contenitore vario, scatenato. C'è l'Isis, e la storia di Mohamed, francese maghrebino che progettava un attentato, arrestato. «Quei ragazzi», «adolescenze fragili», con uomini spietati a «manovrarli come burattini». E di giovinezza in giovinezza, teneramente, ecco la storia sul ragazzo americano genio della breakdance. E poi i criminali bòni, le cui foto segnaletiche fanno il giro del web. Questo carosello da serata su YouTube finisce con «il segreto del tormentone» e il delizioso, tautologico, «i brani più melodici sembrano essere i più orecchiabili».
I tg più orecchiabili, già che ci siamo, sono Tg La7, Sky Tg24 e proprio Studio Aperto. Si sa che La7 e Sky sono per gli snob. Il Tg3 è come il vinile. Quanto al ceto medio, la questione è: meglio l'imbambolamento del Tg2 o la più diretta, folle esperienza psichedelica di Tg4 e Studio Aperto? Una cosa è evidente: c'è più rispetto per le fasce alte e basse della popolazione che per la massa al centro. La brava gente del ceto medio deve prendere il tg come una medicina, agli estremi invece ci si può un po' divertire.
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