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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2014 alle ore 08:15.

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Come ognuno avrà potuto constatare, le scelte di metodo e dei diversi ambiti di ricerca hanno risposto assai bene all'inquietudine e alla divorante curiosità. Di una cosa sono convinto, e cioè che si può far progredire la scienza archeologica solo contaminando – sempre come sistemi e mai come nozioni frammentarie e staccate – evidenze fra loro a volte lontanissime, dagli specialisti tanto gelosamente quanto infruttuosamente sorvegliate, solo usando tutte le fonti letterarie, epigrafiche, archeologiche e antropologiche disponibili, lavorando sulla forma, la collocazione e i significati politici e istituzionali dei monumenti, e studiando la rappresentazione e le iconografie. La rappresentazione va indagata non con le indagini miopi e banali sugli schemi figurativi, cari a tanti tradizionalisti affezionati a questo filone di studi, bensì con la ricerca di messaggi figurati spesso non evidenti a prima vista, come ci hanno insegnato gli esempi di Warburg, di Panofski, di Haskell.
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