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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2014 alle ore 08:16.

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Anche per il 2015 la Soprintendenza speciale del Polo museale fiorentino si appresta ad attuare il progetto «Firenze - Un anno ad arte», un articolato insieme di rassegne a carattere storico artistico che sviluppa argomenti offerti dai musei stessi e dalle loro raccolte. L'articolo pubblicato qui accanto ci fornisce in sunto il ricco calendario. I partner tradizionali del progetto, l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Firenze Musei-Opera Laboratori Fiorentini di Civita Group, hanno anche questa volta accolto con favore l'impegnativo programma, che per effetto della riforma imminente del ministero nei suoi organi centrali e periferici potrebbe essere l'ultimo a coinvolgere il Polo museale fiorentino come insieme di musei unitario governato da un'unica Soprintendenza autonoma.
Dal momento che la riforma promossa dal ministro Franceschini prevede che l'attuale Soprintendenza fiorentina sia suddivisa in istituti diversi (Gallerie degli Uffizi e dell'Accademia, Museo nazionale del Bargello dotati di autonomia, e poi il Polo museale regionale e la competenza della tutela territoriale), il coordinamento tra di essi per l'attuazione del programma espositivo andrà ricercato con particolare cura dai nuovi responsabili, i quali subentreranno a una genealogia professionale che nel XX e XXI secolo ha annoverato tra i soprintendenti Giovanni Poggi, Ugo Procacci, Giuseppe Marchini, Luciano Berti, Antonio Paolucci – un autorevole predecessore e una guida esemplare – e me per ultima. Da parte mia, posso solo augurarmi che questi progetti siano portati avanti fino alla conclusione, così da non creare interruzioni nell'attività di valorizzazione che tocca pressoché tutti i musei del Polo, con particolare pervasività nel prossimo anno 2015.
La presentazione delle mostre di «Firenze - Un anno ad arte» mi ha offerto l'occasione di congedarmi dalla Soprintendenza, per pensionamento di poco anticipato rispetto alla scadenza naturale, dopo otto anni pieni di servizio. È forte la tentazione di fare bilanci e di esprimere ringraziamenti, e questi ultimi vorrei rivolgerli a tutto il personale della Soprintendenza, dai colleghi funzionari, agli addetti alla vigilanza e custodia, agli organi che consentono la vita di questa complessa struttura: la direzione amministrativa e del personale, il consiglio d'amministrazione, il collegio dei revisori, il tavolo sindacale.
Per acquisire il senso del prestigio e del peso di questa concentrazione di musei e di competenze storico-artistiche che non ha eguali in Italia e credo neppure fuori, basta riflettere su alcune cifre. Ventisette musei, luoghi d'arte e giardini storici. Circa 300mila opere e oggetti d'arte, più il patrimonio arboreo e faunistico dei giardini. Oltre 5 milioni di visitatori nel 2013 con oltre 20 milioni di euro di incassi, in un bilancio così solido da consentirci di aiutare altre istituzioni, dalle altre Soprintendenze al Comune di Firenze. Quanto alle molte cose accadute in questi anni, sono lieta che siano state elencate e descritte nei Rapporti biennali d'attività pubblicati a partire dal 2007-2008. Abbiamo aperto nuovi musei e nuovi percorsi (a Poggio a Caiano, a Villa Corsini, a Casa Martelli, nella Sala Capitolare del Perugino), un intero piano è stato riallestito nella Galleria dell'Accademia, uno scalone monumentale è stato riaperto a Pitti, e non cito i riordini di sale e depositi, se non la risistemazione della Sala di Michelangelo al Bargello per il 450º anniversario della morte dell'artista (2014). Da un anno è visitabile la Kaffeehaus in Boboli. Tra gli ampliamenti dei musei non si può non assegnare una preminenza a quello degli Uffizi, che con l'avanzare del progetto Nuovi Uffizi – grazie ad Alessandra Marino, la collega soprintendente architetto, e ad Antonio Natali, direttore della Galleria, con tutti i collaboratori – ha comportato l'aumento di spazi e di strutture di servizio e l'apertura di oltre 50 nuove sale, da 45 che erano nel 2011 a 103 oggi.
I grandi restauri agli Uffizi hanno visto protagonisti privati, come le generose e fedeli associazioni Amici degli Uffizi e Friends of Florence, cui si sono aggiunte la Fondazione Prietzker, la Salvatore Ferragamo e altri munifici donatori. Stupisce, a questo proposito, come da tante parti si continui a sostenere che i musei statali sarebbero "chiusi" all'apporto del settore privato, quando hanno tra i loro partner, almeno a Firenze, non solo donatori e sponsor, ma anche i principali istituti bancari ed efficienti soggetti gestori dei servizi d'accoglienza.
Tra i rapporti basati sulla fiducia reciproca, mi sono stati cari quelli – in lusinghiero aumento – con chi ha deciso di lasciare in dono opere di valore e intere collezioni: alle tante donazioni ricevute se ne stanno aggiungendo di veramente importanti – di quadri, disegni, autoritratti, moda e costume, antichità –, mentre altre non meno prestigiose sono promesse. E molti altri beni e opere d'arte sono giunti nella forma del comodato, con speciale incremento dell'offerta espositiva nel Museo degli Argenti.
Molto altro ancora questo sistema ha saputo garantire: la sicurezza di persone e cose, la prevenzione dei rischi, la mitigazione delle barriere architettoniche (in edifici per lo più storici), la resilienza dagli eventi imprevedibili e dannosi (il più recente, il mini-tornado che ha investito il centro storico lo scorso 19 settembre), la formazione del personale, e poi gli accordi interistituzionali anche internazionali, lo spettacolo dal vivo, le mostre a Firenze, le mostre in Italia, le mostre all'estero con partenariati prestigiosi.

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