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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2014 alle ore 08:13.
L'ultima modifica è del 02 gennaio 2015 alle ore 11:48.

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Ciò che traspare dallo scambio, specie nelle lettere estreme del gennaio 1981, è la visione lugubre e perfettamente calzante di un Paese incapace di tirarsi fuori da una transizione infinita che macina vittime fra i suoi più devoti servitori, tritura competenze, azzera moralità. Un Paese del quale entrambi, pur senza mai cedere alla rassegnazione, constatavano con dolore il naufragio delle Speranze d'Italia e la regressione patologica e autoreferenziale della classe politica che, «con quei caratteri quasi da manuale delle fini dei regimi» (sono parole, terribilmente attuali, di Jemolo), «il parlare molto, ma sempre in termini vaghi, la incapacità di scontentare qualsiasi gruppo, di sacrificare qualsiasi nucleo d'interessi consolidati e tangibili, preferendo di creare o lasciar sussistere un generale senso di insoddisfazione, di scetticismo, di senso della barca che va alla deriva», dava una tragica prova di sé.
mauro.campus@unifi.it
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Paolo Baffi, Arturo Carlo Jemolo, Anni del disincanto. Carteggio 1967-1981, a cura di Beniamino Andrea Piccone, Nino Aragno Editore, Torino, pagg. 256, € 25,00

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