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A Berlino trionfa «Taxi» di Jafar Panahi. Migliori attori Tom…

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ORSO D’ORO

A Berlino trionfa «Taxi» di Jafar Panahi. Migliori attori Tom Courtenay e Charlotte Rampling

L'Orso d'oro va a Jafar Panahi: «Taxi», ultima pellicola del regista iraniano, ha vinto il riconoscimento più prestigioso del Festival di Berlino 2015. È una scelta coraggiosa e importante per un autore che continua a combattere contro il regime della sua terra natale: condannato nell'ottobre del 2010 a sei anni di reclusione per aver protestato contro il governo del suo paese, gli venne inoltre preclusa la possibilità di girare film per ben vent'anni. Nonostante il divieto, Panahi ha continuato a lavorare in semi-clandestinità, realizzando «This Is Not a Film» (2011), «Closed Curtain» (2013) e proprio «Taxi», in cui compare anche davanti alla macchina da presa, portando sulla sua vettura diversi passeggeri: alcuni lo riconoscono e altri no. Totalmente ambientato all'interno di un taxi, è un duro spaccato della Teheran contemporanea, capace di scuotere e far riflettere.

Decisamente più sorprendente e meno condivisibile è il titolo di miglior regista, andato ex-aequo al rumeno Radu Jude per «Aferim!» e alla polacca Malgorzata Szumowska per «Body». Su queste scelte non mancheranno le polemiche.

Metterà d'accordo tutti, invece, il Gran Premio della Giuria, che ha visto trionfare lo splendido «El club» del cileno Pablo Larraín: un lungometraggio impegnato e sconvolgente con al centro un gruppo di (ex) preti che, insieme a una suora, vivono in una casa di penitenza in riva al mare.

Tom Courtenay e Charlotte Rampling, straordinari in «45 Years» di Andrew Haigh, hanno rispettivamente vinto l'Orso d'argento come migliore attore e quello come miglior attrice.

La giuria, presieduta dal regista Darren Aronofsky, ha inoltre assegnato il premio per la miglior sceneggiatura al documentario «The Pearl Button» del cileno Patricio Guzmán, quelli per il miglior contributo tecnico a «Victoria» del tedesco Sebastian Schipper e a «Under Electric Clouds» del russo Alexey German Jr., mentre l'Afred Bauer Award è andato a «Ixcanul» del guatemalteco Jayro Bustamante.

Nelle sezione Panorama, dove la giuria sono gli spettatori, il pubblico ha decretato il successo del brasiliano «The Second Mother» di Anna Muylaert. A seguire, nel voto popolare, il keniano «Stories of Our Lives» di Jim Chuchu e il tedesco «Tough Love» di Rosa von Praunheim.

Come miglior documentario ha vinto, invece, l'inglese «Tell Spring Not to Come This Year» di Saeed Taji Farouky e Michael McEvoy.

Sorprende il titolo di miglior opera prima, andato a «600 Millas» dell'esordiente messicano Gabriel Ripstein.

Infine, da segnalare che il documentario di Francesco Clerici, «Il gesto delle mani», presentato nella sezione Forum, ha ottenuto un importante premio FIPRESCI attribuitogli dalla critica internazionale.

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