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Sanremo, Giovanni Caccamo vince tra i Giovani. Fabian, Soliti…

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il festival della canzone

Sanremo, Giovanni Caccamo vince tra i Giovani. Fabian, Soliti Idioti, Raf e la Tatangelo fuori dai Big

Il primo vincitore della 65esima edizione di Sanremo è Giovanni Caccamo, il cantautore siciliano classe 1990 «allevato» da Franco Battiato che ieri sera si è imposto per la sezione Nuove proposte. Con «Ritornerò da te», brano di pop sinfonico sofisticato ma orecchiabile al punto giusto, si è aggiudicato anche il premio della critica «Mia Martini» e quello della sala stampa «Lucio Dalla», piazzandosi davanti ai KuTso che, con la geniale e dissacrante «Elisa», devono accontentarsi del premio Assomusica.

Il festival di Carlo Conti emette i primi verdetti anche per quanto riguarda la categoria Campioni. Il mix di televoto (40%), giuria di qualità (30%) e giuria demoscopica (30%) ha infatti eliminato il duo comico Biggio e Mandelli, la popstar belga Lara Fabian, Anna Tatangelo e Raf, intorno alle cui condizioni di salute ieri pomeriggio si era creato un vero e proprio giallo. I Soliti Idioti con «Vita d’inferno» aspiravano a seguire le tracce di Cochi e Renato ma hanno finito per raccogliere l’eredità dei vari Figli di Bubba e Riserva Indiana. La partecipazione della Fabian con il brano «Voce» resta un mistero, a meno che non si voglia ipotizzare che Bruxelles, dopo averci imposto il rigore sui conti, adesso ci imponga anche i concorrenti del Festival. «Lady Tata» con «Libera» è apparsa terribilmente convenzionale, mentre per quanto riguarda Raf (in gara con «Come una favola») la notizia è il fatto che ieri abbia recuperato la forma per esibirsi dopo le voci che lo volevano in precarie condizioni di salute. Tornando alle Nuove proposte, Caccamo – tra le altre cose co-autore del brano di Malika Ayane - ieri sera ha battuto prima Enrico Nigiotti, ennesimo apostolo dei Tiromancino che deve essersi ispirato a «La descrizione di un attimo» per comporre «Qualcosa da decidere», poi i KuTso che, con una singolare miscela tra la poetica di Alberto Fortis e il sound dei Pixies, a loro volta avevano superato la toscana Amara e i patetismi della sua «Credo». Proprio quest’ultimo match passerà alla storia della kermesse: il chitarrista della band romana con l’hobby del trasformismo si è infatti presentato sul palco sotto una tenda da doccia. Apri la tenda e, al di sopra dell’accappatoio, ha la maschera di Carlo Conti. Il conduttore toscano commenterà: «È uno scherzo del KuTso».

Il ct Conte grida «Forza Italia»

Quella di ieri è stata anche la serata dell’apparizione all’Ariston del ct della Nazionale Antonio Conte, ospite della rubrica «Tutti cantano Sanremo». Sceglie le tre canzoni della sua vita, partendo da «Se stiamo insieme ci sarà un perché» di Riccardo Cocciante, brano che vinse l’edizione del ’91, «quando sono diventato grande – racconta Conte – passando dal Lecce alla Juventus». Poi dedica «Uomini soli», vittoriosa nel ’90 con i Pooh, «a tutti gli allenatori, perché siamo effettivamente uomini soli». Ma è vero che in Italia siamo tutti commissari tecnici? «Io ne ho uno a casa – racconta il ct – che è mio padre, un allenatore della “partita finita”, bravo a darti consigli a cose fatte». La terza scelta dell’ex coach della Juventus è «Si può dare di più», successo di Morandi, Ruggeri, Tozzi del 1987. «Si può dare di più è un po’ il mio motto. Quando raggiungi la vetta c’è sempre qualcosa di più che puoi fare. Mi auguro che per la Nazionale italiana possa succedere questo». Quindi Carlo Conti gli chiede se lascerà la panchina azzurra. «Non mi è mai passato per la mente», risponde categorico spazzando via una settimana di polemiche. Regala maglie dell’Italia anche a Emma, Arisa e Rocio e così il conduttore fiorentino lo provoca: «Potresti dire forza viola?». La replica del ct è un po’ una gaffe politica: «Io dico forza Italia».

La finta Vanoni e lo scandalo Swissleaks

Gli interventi comici erano affidati a Virginia Raffaele e al solito impalpabile Gabriele Cirilli. La prima si è cimentata con un suo cavallo di battaglia: l’imitazione di Ornella Vanoni. «Ci sono giornalisti qui all’Ariston? Non rompete i marroni con questa storia dei soldi in Svizzera... Pensate a Mina che sono venti anni che sta a Lugano». Una battuta riferita alla vicenda Swissleaks che, tra i nomi italiani, ha visto emergere anche quello della cantante milanese. Tra le tante battute, quella che al Festival «è come fare l’amore: in tre minuti ti giochi la carriera». Intorno all’una di notte c’è stata quindi l’apparizione del pianista Giovanni Allevi, intento nella promozione del nuovo album «Love», mentre il momento di riflessione è arrivato con la testimonianza di Sammy Basso, ragazzo di 19 anni affetto dalla sindrome da invecchiamento precoce che conta un centinaio di casi al mondo.  

Favoriti i «reucci» del Volo

Stasera si incorona il vincitore dei Big e i favori del pronostico ricadono tutti su il Volo, i tre reucci del neomelodismo televisivo che il pubblico dell’Ariston ieri ha salutato con una standing ovation. Inesorabilmente kitsch la loro «Grande amore». Convince invece Lorenzo Fragola, l’Ed Sheeran italiano fresco vincitore di X Factor che con «Siamo uguali» indovina un altro easy listening a uso e consumo delle teenager. Nek, già premiato per la miglior cover, conferma il suo momento di forma con «Fatti avanti amore», brano profondamente influenzato dai Coldplay. Commerciale ma con una certa dose di gusto «Straordinario», il brano di Chiara Galiazzo. Annalisa fa collezionismo di virtuosismi vocali in «Una finestra tra le stelle». Il rapper Nesli si è ormai votato alla causa del sanremese spinto con «Buona fortuna, amore». Prosegue il processo di derockizzazione di Irene Grandi travolta da «Un vento senza nome», mentre Bianca Atzei drammatizza «Il solo al mondo». Non troppo credibile Moreno, altro rapper inamidato in «Oggi ti parlo così». L’esperimento teatrale di «Io sono una finestra» con Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi si conferma poco convincente. Ai minimi storici dell’ispirazione Gianluca Grignani con «Sogni infranti». Malika Ayane in «Adesso e qui» non si allontana molto dai suoi canoni e da quella spocchia di eterna favorita che le impedisce di compiere l’ultimo scatto. Rockettino a uso e consumo delle ragazzine per i Dear Jack, alle prese con «Il mondo esplode tranne noi». Marco Masini continua a chiedersi «Che giorno è» con le stesse urla e la stessa disperazione dell’esordio di 25 anni fa. Il blues «Sola» di Nina Zilla cresce a ogni ascolto e in ultimo c’è Alex Britti che appare sottotono per «Un attimo importante».

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