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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2015 alle ore 08:15.
Una parte di responsabilità va attribuita anche a Jack. Aveva spinto troppo oltre la sua inclinazione all’isolamento, finendo per perdere ogni contatto con la massa proletaria. Perché – alla fin fine – non era certo dal fondo della California incantatrice, dove la natura e gli uomini parevano vivere in uno stato eterno di pace, che lo scrittore poteva attingere, con la sola forza dell’immaginazione, temi e soggetti dell’implacabile lotta di classe. L’ispirazione rivoluzionaria, non poteva trovarla che in mezzo alle folle industriali dell’Est: a New York, a Chicago, a Pittsburgh, dove la guerra sociale raggiungeva un parossismo di ferocia.
Là sì, London avrebbe potuto trovare di che moltiplicare per dieci la sua energia; là avrebbe trovato nuovi strumenti per un’opera feconda. Ma ogni giusta comprensione del ruolo dello scrittore rivoluzionario sfuggì alla sua portata nel quotidiano tête-à-tête con Charmian, la sua nuova moglie: una tipica rappresentante della piccola borghesia americana. Così, Jack finì per insabbiarsi definitivamente. La sua fiamma creativa, che aveva brillato come una meteora, si spense dopo una breve traiettoria. L’impiego di eccitanti d’ogni sorta, anziché ravvivare il suo spirito, più rapidamente ancora lo soffocò. E il corpo d’atleta dai muscoli d’acciaio s’abbatté a sua volta, vecchio appena di quarant’anni.
(Traduzione dal francese di Sergio Luzzatto)
© i diritti della traduzione sono di sergio luzzatto
Pubblichiamo la quinta e ultima puntata di un testo inedito in italiano uscito nel 1934 sulla rivista francese «Commune» per mano di una figura oggi dimenticata della sinistra di primo Novecento: Edmondo Peluso. Il contesto del racconto è quello californiano del 1905: la baia di San Francisco, dove sia Peluso sia London militavano nel locale Partito socialista, e dove arrivavano gli echi della rivoluzione russa.