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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2015 alle ore 08:13.

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È difficile spiegare come mai queste capacità, che sarebbero dovute servire a sviluppare gli aspetti sociali, ad ampliare e rafforzare il benessere della società, per il quale è determinante il rispetto della biosfera, troppo spesso siano invece servite a smembrare la realtà sociale per mezzo di una disuguaglianza estrema, a vanificare gran parte della vita promessa alla classe media dalla democrazia liberale, a espellere non soltanto le fasce povere e vulnerabili dalla loro terra, dai posti di lavoro, dalle case, ma persino parti di biosfera dal loro spazio vitale. Una questione che ricorre frequentemente è se l’insieme di casi eterogenei che prendo in esame, i quali attraversano le familiari divisioni fra urbano e rurale, Nord e Sud del mondo, Oriente e Occidente e altre ancora, siano manifestazioni superficiali, conformazioni locali di dinamiche sistemiche più profonde che creano relazioni in gran parte di ciò che oggi appare sconnesso. Queste dinamiche sistemiche potrebbero operare a un livello più sotterraneo, connesse da relazioni che possono in gran parte sfuggirci se dividiamo il mondo nelle note categorie discrete: economia capitalista, Cina comunista, Africa subsahariana, ambiente, finanza e così via.

Ci serviamo di queste etichette per dare forma e significato familiari a condizioni che in realtà potrebbero avere origine da tendenze più profonde, tutt’altro che familiari.

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Questo brano è tratto da Saskia Sassen, Espulsioni, Brutalità e complessità nell’economia globale, Il Mulino, Bologna, pagg. 290, € 25,00, in libreria dal 10 settembre

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