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Il Nobel per la letteratura alla saggista bielorussa Svetlana Alexievich

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stoccolma

Il Nobel per la letteratura alla saggista bielorussa Svetlana Alexievich

Ad aggiudicarsi il premio Nobel per la letteratura nel 2015 è stata la giornalista bielorussa Svetlana Alexievich. Come ha annunciato la filologa svedese Sara Danius, neo segretario permanente dell'Accademia Reale svedese, il premio si motiva per «i suoi scritti polifonici, un monumento alla sofferenza ed al coraggio nel nostro tempo».

Far raccontare a donne e uomini, vittime e carnefici, un dramma corale, quello delle «piccole persone» coinvolte dalla “Grande Utopia” comunista, che ha squassato la storia dell'Urss-Russia per settant'anni, con conseguenze morali che giungono fino a oggi: è questo il cuore del lavoro letterario della 67enne scrittrice, cronista e saggista.

Invisa al regime del presidente Aleksandr Lukašenko i suoi libri sono banditi nella sua patria d’origine. Oggi ha definito « un'occupazione, un'invasione straniera» l’intervento russo in Ucraina. In passato aveva reso omaggio alle vittime del Maidan.

La Alexievich, classe 1948, padre bielorusso e madre ucraina è tradotta in oltre quaranta lingue.

La neo premiata è famosa a livello internazionale per i suoi libri reportage che con coraggio hanno svelato aspetti oscuri e ambigui della Russia tra comunismo e postcomunismo. Investigatrice dei principali eventi della fase finale dell'Unione Sovietica e del suo dissolvimento, dalla guerra in Afghanistan al disastro di Cernobyl, si è occupata di numerose vicende controverse, suscitando scalpore con reportage e libri. Da qui la sua decisione di lasciare la Bielorussia perché si considerava perseguitata dal regime del presidente Aleksandr Lukasenko, che l'accusava di essere un agente della Cia.
Dopo aver trascorso a Berlino il 2009, il 2010 e il 2011, Svetlana è tornata a vivere a Minsk, in Bielorussia.

Già candidata nel 2013 al Nobel per la Letteratura, lo ha vinto a pochi giorni dalle nuove elezioni presidenziali in Bielorussia, ad esito scontato - sarà riconfermato Lukashenko - ma a rischio di una nuova ondata di repressione nei confronti della pur debole opposizione.

Molto amata nei circoli letterari, la scrittrice bielorussa era tra i favoritissimi della vigilia; e sul suo profilo Twitter già due ore prima dell'annuncio da Stoccolma aveva anticipato di essere stata contattata per il prestigioso riconoscimento: «Mi hanno chiamata adesso dalla Svezia per dirmi che mi hanno dato il Nobel. Sono felice, molto felice. Grazie».

Autrice di opere a metà tra il documentario e la fiction, la scrittrice ha prodotto libri sui temi più delicati della cronaca degli ultimi anni, dalla catastrofe di Chernobyl (tradotto in Italia da E/O Edizioni, «Preghiera per Chernobyl, Cronache del futuro”) alla guerra in Afghanistan («Ragazzi di Zinco»), pubblicato sempre dallo stesso editore.

Ex giornalista, Alexievich ha scritto storie pazientemente raccolte da testimonianze, è stata tradotta in diverse lingue e pubblicata in tutto il mondo.

“Tempo di secondo mano: la vita in Russia dopo il crollo del comunismo”, pubblicato da Bompiani, ha dipinto un ritratto senza cedimenti, ma anche non privo di compassione “dell'homo sovieticus” ed è stato finalista nella cinquina del Premio Terzani 2015. E ancora sempre per le Edizioni e/o «La guerra non ha un volto di donna», (sulle donne sovietiche al fronte nella seconda guerra mondiale), «Incantati dalla morte» (sui suicidi in seguito al crollo dell'Urss).

Ancora una volta restano dunque fuori i favoriti di sempre: il giapponese Haruki Murakami, insieme all'americano Philip Roth. Niente premio neppure per l’ungherese László Krasznahorkai, l’irlandese John Banville, il drammaturgo keniota Ngugi wa Thiong'o , il poeta coreano Ko Un e la statunitense Joyce Carol Oates.

La giornalista e scrittrice bielorussa è la quattordicesima donna (in 113 anni di storia), a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, contro 99 uomini che hanno ricevuto lo stesso riconoscimento, ed è la seconda persona di origini ucraine a vincerlo dopo Shmuel Yosef Agnon che lo ottenne nel 1966.

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