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Sanremo, nastri arcobaleno sul palco. Poi canta Elton John «padre…

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Sanremo, nastri arcobaleno sul palco. Poi canta Elton John «padre felice»

Se vogliamo parlare di gara, il dato è che la prima serata della 66esima edizione di Sanremo si è conclusa con Irene Fornaciari, Noemi, Bluvertigo e Dear Jack a rischio eliminazione.
Se vogliamo parlare di tutto il resto - dal momento che è tutto il resto il motivo per il quale l'Italia ogni anno celebra il Festival della canzone italiana -, il dato è che il dibattito sulle unioni civili, come ci si aspettava, ha conquistato il centro della scena al Teatro Ariston.

Non tanto per l'esibizione misuratissima di Elton John, ieri più vecchio leone del pop che icona gay, ma per l'endorsement che quattro dei dieci campioni in gara – Noemi, Arisa, Enrico Ruggeri e la Fornaciari – hanno offerto alla causa delle coppie di fatto, legando all'asta del proprio microfono nastri arcobaleno.

Una provocazione educata che ha fatto apparire ancora più datata la formula televisiva di Carlo Conti, ieri più testimonial dell'«usato sicuro» che cancelliere della Restaurazione. Affiancato dalla spalla comica Virginia Raffaele nei panni di Sabrina Ferilli (da antologia la battuta: «Ma se Elton John è 'no spot pe' gli omossessuali, allora i Pooh che so'? ‘Na marchetta pe' l'Inps?») e dai valletti ornamentali Madalina Ghenea in versione tigrata e Gabriel Garko.

Elton John «felice di essere padre»
Ma partiamo dal momento clou della serata, l'irruzione pianoforte e voce di Elton John che ancora riesce a ipnotizzare, nonostante l'età e la taglia extra large. Suona «Your Song», poi risponde alle domande di Conti. «Non pensavo che il mio viaggio sarebbe durato così tanto – dice -, non avrei mai pensato di diventare papà, di avere la vita che ho avuto, è stato tutto molto positivo». Suona un altro classico del suo repertorio, «Sorry seems to be the hardest word», quindi fa riferimento al suo impegno umanitario: «Penso che chiunque, sia famoso o meno, debba aiutare gli altri a migliorare la loro vita. Non devi essere famoso per fare una cosa del genere. In Africa sono stato accanto a persone che aiutano gli ammalati, il vantaggio di essere famosi è poterli aiutare. Il mondo è un luogo difficile in cui vivere per tante persone: dobbiamo avere un approccio cristiano e aiutare queste persone. Se lo facciamo il mondo sarà sicuramente un posto migliore». Suona la nuova hit «Blue Wonderful» e toglie il disturbo. E tanti cari saluti a chi temeva intemerate su coppie gay, utero in affitto e stepchild adoption. Da segnalare anche l'ospitata di Laura Pausini, alle prese con un medley dei suoi successi. Gioca col ruolo dell'artista tricolore che ha conquistato il mondo (abbondano i «Ciao Italia» che usava Madonna negli anni Ottanta): per lei «Sanremo è casa» ma «una casa speciale che mi ha cambiato la vita». Quindi indosserà la giacca del Festival 1993 per duettare con un il filmato dell'epoca in cui interpretava «La solitudine», pochi minuti prima di promuovere il singolo «Simili».

L'endorsement dei nastri arcobaleno
La gara, almeno per quello che si è visto con i primi dieci Campioni, non ha riservato grandi emozioni. Della prima serata restano innanzitutto gli endorsement di Noemi, Arisa, Enrico Ruggeri e Irene Fornaciari. La prima canta «La borsa di una donna», brano introspettivo tutt'altro che orecchiabile, la seconda indugia sul già sentito di «Guardando il cielo», mentre Ruggeri, su «Il primo amore non si scorsa mai», declina in chiave rock temi melodici a lui cari e la figlia d'arte, in «Blu», mette in scena il dramma dei migranti. Conferma le attese il duo Giovanni Caccamo-Deborah Iurato, a proprio agio con «Via da qui», brano furbetto che porta la firma di un certo Giuliano Sangiorgi. Lorenzo Fragola punta su «Infinite volte», ballad supergiovanile in deficit di orginalità, i Dear Jack, nella nuova formazione con Leiner per cantante, suonano troppo deboli su «Mezzo Respiro» e gli Stadio propongono l'enfatica power ballad «Un giorno mi dirai». Da dimenticare la serata dei Bluvertigo con un Morgan completamente privo di voce che litiga col basso su «Semplicemente». Continua a sprizzare ottimismo da tutti i pori, invece, Rocco Hunt sul rap «Wake Up». Ma la forbice, tra chi sta dentro e chi potrebbe uscire fuori, potrebbe essere molto stretta.

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