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Grammy, una pausa musicale per tutta l’America

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Grammy, una pausa musicale per tutta l’America

NEW YORK - È giunto il momento di prendersi una pausa dalla corsa per la Casa Bianca, dalle turbolenze e volatilità di mercato, dalla battaglia per la successione di Antonin Scalia, dai bombardamenti russi in Siria, perché ieri, festa di tutti i presidenti, gli americani si sono concessi una distrazione musicale, i Grammy awards, gli Oscar della musica, giunti alla 58esima edizione, allo Staples Center di Los Angeles.

Si parte con la vincitrice morale e materiale della serata, Taylor Swift, bellissima, biondissima, labbra di un rosso vermiglio, fasciata in un provocatorio vestito nero, attillatissimo con pailette luccianti e uno spacco dall'ascella fino a sotto il ginocchio. Interpreta, per lanciare la serata, “Out Of The Woods”, tratto da 1989, il suo quinto e ultimo album che ha venduto 10 milioni di copie e che proprio ieri sera è stato premiato come “Best Pop Vocal Album” e soprattutto “Album dell'Anno”. Taylor è anche vincitrice morale per il discorso emozionante con cui ha contrattaccato Kanye West, il rapper afroamericano. Lui l'aveva attaccata nell'abum “Life of Pablo”: “quella puttana Taylor (that bitch...), deve tutto a me”.

Taylor, appena 25 anni, quando ha ritirato il premio lo ha dedicato: “alle giovani che si faranno strada... sono la prima donna a vincere due album dell'anno, sappiate che per quanto lavoriate duro, troverete sempre qualcuno lungo la strada che cercherà di ostacolarvi o di prendersi il merito di quello che avete fatto e del vostro successo. Ma se andrete avanti lungo la strada che vi siete costruita, quando arriverete al vostro obiettivo saprete che dovrete tutto solo al vosto lavoro e all'appoggio di coloro che vi vogliono bene”. Nel complesso una serata eccitante, superprodotta, musica live di altissimo livello, soprattutto condensata in tre ore contro i nostri quattro giorni a Sanremo.

Ma partiamo dall'inizio, il presentatore della serata è stato, per il quinto anno di fila, James Todd Smith, noto come LL RicCool J, rapper e attore statunitense, afroamericano. Se per gli Oscar (il prossimo 28 febbraio) ci sono state polemiche per l'assenza di candidati di colore ai vari premi, per i Grammy non è stato così, gli afroamericani hanno dominato ad esempio con Kendrick Lamar, uno dei più premiati della serata. Ha vinto i premi per miglior album rap con “To Pimp a Butterfly” e ha dedicato il suo Grammy all'Hip Hop: “This is for hip-hop... we will live forever, believe that”. “Questo è per l'hip hop… vivremo per sempre, credetemi”. Con 11 nomination si è portato a casa altri quattro grammys: “Best Rap Performance”, “Best Rap Song”, “Best Rap Collaboration” con Bilal, Thundercat, e Anna Wise.

Abbiamo anche ascoltato The Weekend. Il cantante afroamericano aveva una acconciatura da far invidia a quella di Donald Trump, rasato alle basette e intorno alle orecchie, sopra e lungo il collo gli cadeva una massa di capelli cotonati raccolti in un caschetto alto almeno 40 centimetri che gli scivolava alto sulla fronte richiamando un profilo molto preciso, quello di un'onda gigantesca da surfer nell'Oceano Pacifico. La canzone comunque bellissima che ci ha cantato è stata “In The Night”. Il premio per il miglior album Country Western è andato a Chris Stapleton con “The travellers”.

C'è stato anche un divertente collegamento con Stephen Colbert conduttore di uno dei programmi più seguiti in televisione, in diretta dal Richard Rodgers Theatre a NY dove si rappresenta lo spettacolo di maggior successo a Broadway, “Hamilton”. La produzione teatrale ha vinto il Grammy come “Best Musical Theater Album”e pensate che lo spettacolo è tutto esaurito fino a dicembre .

Fondamentali e sempre emozionanti i premi alla carriera: John Legend, con Demi Lovato, Luke Brian, Meghan Trainor, hanno reso omaggio a Lionel Richie con vari classici da “Hello” a “Easy” a “Penny Lover”. Poi arriva lui Richie e tutti insieme interpretano la celeberrima “All Night Long”.
“Best Rock Performance” è andato a Alabama Shakes. Poi Bruno Mars presenta Adele che non canta il suo famosissimo singolo “Hello” ma “All I Ask”, brano presente nel disco “25”. Arriva dinoccolato Justin Bieber, canta anche lui fuori concorso. Sam Smith annuncia “Best New Artist”: Meghan Trainor. La cantante, capelli rossissimi, appena 23 anni, di Nantucket, isoletta al largo di Boston, è in lacrime. Ricorderete uno dei suoi più grandi successi “All About That Bass”.

Poi arriva il grande tributo di Lady Gaga a David Bowie. Magnifica, all'apice del suo successo come icona della musica americana (appena una settimana fa ci ha dato una delle migliori interpretazioni dell'Inno Americano al 50° Super Bowl) sale sul palco, anche lei capelli rosso fuoco, e per 5 minuti incanta la platea cambiando vestiti al volo e con un “medley” dei più grandi successi del Duca Bianco: “Space Oddity”, “Changes”, “Ziggy Stardust”, “Suffragette City”, “Rebel Rebel”, “Fashion”, “Fame”, “Under Pressure (bass-line)”, “Let's Dance”, “Heroes”. Subito dopo arrivano gli Hollywood Vampires, la band di Alice Cooper che include Johnny Depp, Joe Perry degli Aerosmith e Duff McKagan dei Guns N' Roses. Hanno celebrato Lemmy Kilmister, il frontman dei Motörhead scomparso a dicembre, e hanno suonato il loro nuovo brano “As Bad As I Am”. Gran finale con Beyoncé: sale sul palco per presentare il disco dell'anno “Uptown Funk”. Trionfano Mark Ronson e Bruno Mars. Infine, il titolo per migliore canzone dell'anno è andato a Ed Sheeran con “ Thinking Out Loud”.

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