Giuseppe Lupo è nato in Lucania (Atella, 1963) e vive in Lombardia, dove insegna letteratura italiana contemporanea presso l'Università Cattolica di Milano e di Brescia. Per Marsilio ha pubblicato L'americano di Celenne (2000; Premio Giuseppe Berto, Premio Mondello opera prima, Prix du premier roman), Ballo ad Agropinto (2004), La carovana Zanardelli (2008; Premio Grinzane Cavour-Fondazione Carical, Premio Carlo Levi), L'ultima sposa di Palmira (2011; Premio Campiello-Selezione giuria dei letterati, Premio Vittorini), Viaggiatori di nuvole (2013; Premio Giuseppe Dessì) e Atlante immaginario (2014). È autore di numerosi saggi e collabora alle pagine culturali del «Sole 24 Ore» e di «Avvenire».
HANNO SCRITTO…
Avvenire
Alessandro Zaccuri
La fantasia di Giuseppe Lupo è una casa che sale verso cielo […]
Libro libero e personale, si diceva, nel quale Lupo sfiora più volte l'autobiografia, sia pure ben dissimulata, e intanto rielabora con godibile originalità uno dei libri più importanti per la sua poetica, e cioè Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez.
L'Eco di Bergamo
V.G.
Se, come diceva Carlo Levi, «le parole sono pietre», qui le pietre possono parlare.
L'indice dei libri del mese
Daniele Piccini
Si direbbe che sia un narratore senza intrigo, cioè un autentico e puro contastorie. I suoi libri sono intessuti
di aria, di soffi, di geografie leggendarie, di invenzioni linguistiche e onomastiche, mai fini a se stesse, ma funzionali alla fantasticheria, a una sorta di sogno a occhi aperti che la narrazione si propone di realizzare.
Il mattino
Felice Piemontese
Chi abbia letto i precedenti romanzi di Lupo non farà fatica a immaginare che L'albero di stanze sia il momento conclusivo, forse, di una sorta di saga lucana condotta nel segno di uno sfrenato immaginario che coniuga i riferimenti alla realtà, talvolta vaghi ma sempre pregnanti, con il richiamo irresistibile del fantastico.
La Stampa
Sergio Pent
Lo stile di Giuseppe Lupo vive di invenzioni – o di storie reinventate nel passaggio di consegne dei ricordi – e soprattutto qui la memoria diventa epopea dei destini umani, che assumono connotazioni magiche, spesso eroiche, in quello che dovrebbe essere, semplicemente, un romanzo familiare.
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