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La vera storia del film «My name is Adil»: dal Marocco a…

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cinema e società

La vera storia del film «My name is Adil»: dal Marocco a Milano una rete che guarda ai giovani

Pare quasi di sentirlo sulla pelle, il sole caldo del Marocco che sovrasta campi e greggi, sporadiche case bianche di calce, cortili e stalle dove i gatti cercano fazzoletti d'ombra per accoccolarsi. Un mondo assolato e desolatamente povero, dove fin da piccoli si lavora per ore nei pascoli, gli adulti possono essere rudi e studiare è un privilegio di pochi.

Una storiavera
In questo paesaggio nordafricano è ambientato il film autobiografico “My name is Adil”, presentato al Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina di Milano. Una storia vera che parla di migranti e di incontri tra culture, ma anche e soprattutto di sogni che si realizzano per davvero. Sì, perché Adil, costretto fin da bambino ad accudire le “odiate” pecore, sa bene che restare in Marocco significa avere un destino segnato, quello dei giovani pastori invecchiati precocemente che vede intorno a sé.

Per tutto questo, e anche per sfuggire alla violenza quotidiana di suo zio, Adil vuole raggiungere il padre, El Mati, che è emigrato da anni in Italia per mantenere la famiglia. Il ragazzo ce la farà, a partire e ad attraversare il mare - lo stesso mare che si è preso altri giovani come lui - e poi a farsi strada a Milano.  Dapprima come aiutante del papà nei mercati, poi come educatore e videomaker. Adil, insomma, realizza la profezia positiva che il nonno gli aveva rivelato poco prima della partenza. «Il nome Adil significa “uomo giusto”. Perciò ti abbiamo chiamato così... Tu sei destinato a portare il cambiamento».

Ma cosa significa “cambiare” il proprio destino? Per Adil vuol dire andarsene dalla sua terra, consegnandosi però a una perenne nostalgia della mamma, dei fratelli, dei nonni. «Non mi sento né in un luogo né in un altro», dice nel film il protagonista, divenuto ormai adulto, a Milano: finalmente artefice della sua vita, ma con la costante sensazione del bilico. E così, dopo 13 anni di assenza dal Marocco, il ventisettenne Adil decide di fare un viaggio nel suo paese alla ricerca delle radici e dell’identità. «Solo se conosci da dove vieni, puoi sapere chi sei».

Il film, il progetto, la rete
Dal film alla realtà, andata e ritorno. «My name is Adil» ha una genesi davvero unica nel panorama della produzione cinematografica italiana. E non solo perché il protagonista, Adil Azzab, oggi ventisettenne, racconta la sua vita di migrante, avvalendosi di attori non professionisti.

Si tratta infatti di un vero e proprio progetto collettivo, nato in una rete sociale di Milano rivolta alla realtà dei giovani. Innanzitutto, è stato grazie all'incontro con un Centro di Aggregazione Giovanile che Adil ha scoperto la passione per il cinema e la fotografia.

Tanto che nel 2012, Adil e altri professionisti del sociale fondano l'associazione Imagine Factory, che lavora con gli adolescenti attraverso gli strumenti della multimedialità. «In quel periodo ho fatto un viaggio in Marocco con la videomaker Magda Rezeni - racconta il giovane - durante il quale abbiamo fatto delle riprese nelle campagne del mio villaggio, vicino a Beni Mellal».

Dal montaggio del girato, ad opera di Magda, nasce un trailer che convince subito gli operatori. Ci sono le potenzialità per sviluppare un lavoro più ampio sulla storia di Adil. Nasce così il lungometraggio “My name is Adil”, realizzato in modo indipendente e con “attori” che mettono in scena se stessi. Come lo stesso Adil, e il suo fratello quindicenne, Hadid Azzab, che interpreta il protagonista all’età di 13 anni, quando lascia il Marocco e arriva a Milano.

Nel 2013, Gabriele Salvatores è tra i primi ad attribuire valore al progetto. «Sarebbe la prima volta che un ragazzo che non sa niente di cinema arriva in un altro paese, impara a fare un film e racconta la sua storia», commentava Salvatores in un video a sostegno di un’iniziativa di crowdfunding per trovare i finanziamenti.

Gli obiettivi del progetto: i giovani e le scuole
«Questo progetto ha delle caratteristiche rare: riesce infatti a coniugare il senso umano e valori positivi di solidarietà, e la qualità cinematografica », dice Gabrio Rognoni, professionista del sociale, tra i fondatori di Imaging Factory e uno dei produttori di My Name is Adil. Il film, inoltre, «offre una prospettiva originale sui temi della migrazione e dell'identità culturale, affrontandoli dal punto di vista dei bambini e dei ragazzi».

L’obiettivo, spiegano i protagonisti del progetto, è ora quello della distribuzione: «Vorremmo far sì che il lungometraggio possa essere visto da più persone possibile, proprio per i suoi contenuti culturali. E soprattutto, sarebbe importante che trovasse visibilità nelle scuole».

«My name is Adil»
un film di Adil Azzab, Magda Rezena, Andrea Pellizzer
Regia: Adil Azzab
Montaggio: Magda Rezene
Prodotto da Andrea Pellizzer, Magda Rezene, Gabrio Rognoni, Roberta Villa, Rolando Marchesini, Fabio Costarelli


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