Giuseppe Munforte è nato a Milano nel 1962, ha vinto nel 1996 il premio Assisi per l'inedito con il romanzo “Meridiano” (Castelvecchi, 1998). Ha pubblicato successivamente “La prima regola di Clay” (Mondadori, 2008), “Cantico della galera” (Italic Pequod, 2011), “La resurrezione di Van Gogh” (Barbera, 2013 e Barney, 2015), “Nella casa di vetro” (Gaffi, 2014, tra i 12 finalisti del Premio Strega) e “Dove batte l'onda” (Melville Edizioni, 2015). I suoi racconti sono apparsi in diverse riviste quali «Nuovi Argomenti» e «Achab»
Hanno scritto…
Avvenire
Alessandro Zaccuri
A rimanere immutato è lo stile, personalissimo, di uno scrittore straordinariamente attento ai moti impercettibili dell'anima, a quei soprassalti del cuore che, come insegnava già Manzoni, sono le ragioni più profonde del nostro stare al mondo, ignorate dalla ragione stessa.
Il mattino
Fabrizio Coscia
Munforte costruisce questa storia di morte e resurrezione, di memoria e oblio, in una Milano famosa e derelitta, con una sensibilità e una profondità di sguardo che coinvolgono e catturano il lettore in una trama fitta di parole che hanno le tonalità e l'incedere rapsodico di una musica notturna. Racconta il mistero del vivere, e lo fa con l'inesorabile urgenza di chi vuole indagarlo, regalandoci un romanzo che ha la forza trasgressiva e dolorosa della verità.
Affaritaliani.it
Di Lucilla Noviello
[…] la scrittura che egli usa lo innalza immediatamente a livelli molto superiori alla normalità. Il ritmo delle frasi – che non evocano musicalità romantiche ma fraseggi equilibrati – allude subito a un sentimento e a un continuo sentire inevitabilmente presente e costante; a una leggerezza dell'essere che è evidenziata da una scrittura che uccide piano, con mano educata e potente. […]
Ci avventuriamo all'interno di questo romanzo riconoscendo come Munforte sia sapiente nell'usare la lingua e soprattutto riconoscendogli come autore la dignità del raro appellativo d'artista.
@libi online
Michele Lupo
Si tratta di un libro assai intenso, febbrile, inscenato attorno a uno strano amore fra una donna misteriosa e un uomo – il protagonista – che ha un rapporto elusivo con la memoria. Il che varrebbe dire con la vita, la stessa vita decidua che ha rischiato più di una volta di perdere, spinto da pulsioni oscure e chissà quanto involontarie.[…]
A parte la tentazione rischiosa di un dettato lirico-sentimentale nelle pagine dei primi incontri amorosi, resta folgorante la densità di una prosa ricca di dettagli, vivida, quasi carnale, in una storia che sfida “la sconfinante vastità della notte” e con essa la nozione di realtà. Un romanzo di grande presa.
prospettiva
Alessandro Moscè
Dove batte l'onda è il suo ultimo romanzo: denso, stemperato in una scrittura tesa e agile, senza verbosità e con un taglio psicologico che guida le persone negli ambienti specie interni descritti con scrupolo di particolari.
© Riproduzione riservata