Cultura

Dossier Andrea Tarabbia

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Dossier | N. 31 articoliAutori - Le strade della narrazione

Andrea Tarabbia

Andrea Tarabbia è nato a Saronno (Va) nel 1978. Ha pubblicato i romanzi La calligrafia come arte della guerra (Transeuropa, 2010), Marialuce (Zona, 2011) e Il demone a Beslan (Mondadori, 2011), il saggio Indagine sulle forme possibili (Aracne, 2010) e l'e-book La patria non esiste (Il Saggiatore, 2011). Nel 2012 ha curato e tradotto Diavoleide di Michail Bulgakov per Voland ed è uscito Il cimitero degli anarchici (Franco Angeli), un libriccino scritto per l'Archivio di Stato di Regione Lombardia. Nel 2013 è uscito il racconto La ventinovesima ora, pubblicato in versione e-book nella collana Mondadori Xs. Nel 2014 è uscito La buona morte, un reportage sull'eutanasia scritto per Manni. Il romanzo più recente è Il giardino delle mosche (Ponte alle Grazie, 2015), Premio Selezione Campiello 2016.

HANNO SCRITTO
Il Giornale
Alessandro Gnocchi
Tarabbia conferma di fare squadra a sé. È radicale nella scelta dei temi (anzi di un tema solo: il Male); non strizza mai l'occhio ai lettori; sa essere visionario, ma solo quando è necessario; è sempre credibile, che stia descrivendo la provincia russa degli anni Ottanta o un villaggio ucraino nella Seconda guerra mondiale. Ogni paragone con la romanzeria media sarebbe fuori luogo. Oltre a fare squadra da sé, Tarabbia gioca in un'altra categoria, quella poco affollata dei fuoriclasse.

IL de Il Sole 24 ORE
Marco Rossari

Usando una lingua visionaria eppure asciutta (uno stile desolato, vorrei dire), Tarabbia osa narrare la vicenda in prima persona, proprio dal punto di vista di Čikatilo. […]
Senza mai estetizzare l'orrore, questo libro riesce a farci sentire non solo umori, odori, fiato , ma la più cieca delle solitudini, capace di rispecchiarsi solo in un'altra solitudine – simmetrica, reciproca, ancora più abissale – ossia quelle delle vittime, alle quaòli non a caso Čikatilo cavava gli occhi.

Il Giornale
Giovanni Cocco
Solo lacrimucce e retorica, gli editori non osano più. […]
Rimane il fatto che gli scrittori italiani saprebbero scrivere anche libri scomodi e ambiziosi: un nome per tutti, il saronnese Andrea Tarabbia, di recente tornato in libreria con Il giardino delle mosche, ispirato alla vita del pluriomicida Andrej Cikatilo.

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