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Torino Film Festival: protagonisti Eastwood e Verhoeven

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Torino Film Festival

Torino Film Festival: protagonisti Eastwood e Verhoeven

Sully
Sully

Nei primi giorni del Torino Film Festival a colpire sono due “grandi vecchi” come Clint Eastwood e Paul Verhoeven.
Il primo, classe 1930, è in cartellone con «Sully», attesissimo biopic dedicato al pilota di linea Chesley “Sully” Sullenberger, colui che il 15 gennaio 2009 compì il celebre “miracolo sull'Hudson”, facendo atterrare il suo aereo sul fiume in seguito a un'avaria dei motori. Sullenberger riuscì a salvare la vita di tutte le 155 persone a bordo.

Quello di Clint Eastwood è un nuovo film su un “antieroe” americano, un uomo comune che ha compiuto un'impresa straordinaria quasi senza rendersene conto.

Tra i tanti lavori precedenti del regista, viene in mente soprattutto «Flags of Our Fathers», ma si può pensare anche al più recente «American Sniper»: “Sully” diventa immediatamente un personaggio fondamentale nella cinematografia del regista, che mostra ancora una volta il suo inesauribile talento puntando su una messinscena tendenzialmente essenziale ma spettacolare quando serve.
Ne risulta un'opera profonda, intensa e capace di far riflettere sul rapporto tra gli “eroi” e il mondo contemporaneo.
Attraverso uno stile saggiamente classico, il film mostra diversi punti di vista sull'atterraggio e non si limita a prendere quello del protagonista, interpretato da uno straordinario Tom Hanks che meriterebbe la nomination ai prossimi premi Oscar.
Verhoeven, classe 1938, è invece in programma con «Elle», thriller grottesco con protagonista Isabelle Huppert.
L'attrice francese interpreta Michèle, una donna cinica e sicura di sé che dirige un'azienda di videogiochi: quando viene assalita da uno sconosciuto all'interno della sua abitazione, la sua vita potrebbe prendere una piega totalmente inaspettata.
Ispirato al romanzo «Oh» di Philippe Djian, «Elle» segna il ritorno di Verhoeven alla regia di un lungometraggio a dieci anni di distanza da «Black Book».
Seppur il soggetto faccia presagire un film cupo, la pellicola fortunatamente non si prende troppo sul serio, regala sequenze divertenti e sarcastiche, capaci di mettere a nudo le idiosincrasie della borghesia.
A tratti è un po' ridondante, ma l'equilibrio tra i registri è notevole e la Huppert regala una performance degna del suo (grande) nome.
Una menzione positiva va anche a «Death in Sarajevo» di Danis Tanović.
Ambientato integralmente all'hotel Europa, uno dei migliori alberghi di Sarajevo, il 28 giugno del 2014, giorno in cui ricorse il centenario dell'assassinio di Francesco Ferdinando che diede il via alla Prima guerra mondiale.
Il direttore dell'albergo si prepara a ricevere diversi rappresentanti diplomatici in procinto di arrivare a Sarajevo per la storica ricorrenza, ma i dipendenti dell'hotel hanno ben altri problemi e sono pronti a scioperare.
Attraverso un racconto corale e diversi personaggi in scena (da un ospite francese che prova il suo discorso in camera a una reporter impegnata), l'autore bosniaco racconta dubbi e questioni rimaste irrisolte nel suo paese d'origine: Gavrilo Princip, l'assassino di Francesco Ferdinando, è un eroe o un criminale? Quali conseguenze ha avuto il suo atto nel corso dei decenni successivi?
Tanović allarga il suo sguardo dall'albergo alla sua nazione e di conseguenza anche all'Europa, dando adito a una riflessione metaforica e satirica sull'incerto presente del vecchio continente. Un film notevole, ispirato alla pièce «Hôtel Europe» di Bernard-Henri Levy.

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