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La teologia islamica della liberazione

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La teologia islamica della liberazione

Alla conferenza episcopale di Medellín (Colombia) del 1968, nell'ambito del cattolicesimo latino-americano, si manifestò una corrente di pensiero che diventerà nota come “Teologia della liberazione”. Tra i suoi esponenti avranno una certa notorietà Leonardo Boff , Gustavo Gutiérrez e l'arcivescovo di San Salvador Oscar Romero.

Il movimento, non lontano dalle analisi marxiste del tempo, privilegiava la “prassi di liberazione” rispetto alle riflessioni teologiche. Nacquero comunità di base con scopi di emancipazione politica, sociale ed economica e non semplicemente confessionale; la difesa della dignità umana e la riduzione di miseria e sperequazioni diventarono prioritarie.
La Chiesa ne prese presto le distanze. Giovanni Paolo II criticò le tesi del movimento, soprattutto durante il viaggio in America Centrale del 1983; anzi, condannò Boff a un anno di silenzio nel 1985.

Ora il tema, diverso nella pratica religiosa ma non nella terminologia, emerso nell'ambito dell'islam e non del cristianesimo, ritorna in un libro di Hasan Hanafi: “La teologia islamica della liberazione” (Jaca Book, pp. 112, euro 15). L'autore, nato nel 1935, è uno dei maggiori filosofi arabo-musulmani e, tra l'altro, ha lavorato con Robert Brunschvig all'introduzione del metodo fenomenologico per lo studio del Corano e delle più rilevanti fonti del pensiero islamico.

Per comprendere meglio la portata del suo pensiero - nota Massimo Campanini nell'introduzione – “è necessario osservare che l'Islam in quanto religione intrattiene un rapporto privilegiato con la politica, sebbene non sia affatto teocratico. L'Islam è indubbiamente un'ideologia che ingloba religione e mondità, cioè la dimensione del sacro con la dimensione del sociale”.
La proposta di Hanafi è riassumibile con la locuzione “teologia politica ortopratica”, e si fonda su una “particolare proposta esegetica del testo coranico”; o meglio, il pensatore propone un'interpretazione “latitudinale” del Corano, non cronologica ma tematica. La quale non si traduce semplicemente in una lettura critica, ma dovrebbe concretizzarsi in un'azione pratica.
Hanafi, per dirla in breve, ritiene che l'uomo acquisti la piena libertà di essere agente dalla trascendenza di Dio: è impegnato in maniera attiva nella lotta per emancipazione e giustizia nel nostro mondo terreno, senza attendere un riscatto sito in un paradiso pieno di quel genere di promesse che ogni tanto troviamo elencate accanto alle idee fondamentaliste.

Quelle organizzazioni che agitano l'Islam e che ogni giorno giungono alla ribalta delle cronache, sono distanti anni luce dal pensiero di Hanafi. A esse egli contrappone una forza ideologica che nasce dalla scrittura coranica e desidera cambiare le cose di questo mondo, senza ricorrere o credere nella violenza.

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