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Viaggio con dei e poeti tra le onde del mare mitico

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Viaggio con dei e poeti tra le onde del mare mitico

Chi si appresta a passare le prossime vacanze - lunghe o corte non importa - in un'isola greca, magari nel Mar Egeo, non dimentichi di mettere in valigia un libro colto ma leggibile, ricco d'indicazioni letterarie e mitologiche. E' scritto da Giorgio Ieranò, professore di letteratura greca a Trento che, con queste sue pagine, riesce a coinvolgere e appassionare il lettore più di molti romanzieri.
Titolo dell'opera: “Arcipelago. Isole e miti del Mar Egeo” (Einaudi, pp. 286, euro 20). Impossibile soffermarsi sui molteplici dettagli, scenari e figure che questo libro illustra; si può soltanto indicare un aspetto, un frammento. Magari cominciando con un'osservazione del medesimo Ieranò: “Nella mitologia greca, l'Egeo è innanzitutto un palcoscenico di prodigi, di apparizioni sovrumane, di epifanie minacciose”.

Gli incanti durano sino ai nostri giorni, come può testimoniare Joseph Conrad che in queste acque visse la sua prima avventura (sul Mavis, una vaporiera inglese, diretta a Costantinopoli con un carico di carbone: correva il 1878); o come potrebbe ribadire Cesare Pavese, che scrive nei suoi “Dialoghi con Leucò”: “Questo mare è pieno d'isole e sulla più orientale di tutte, Cipro, scese Afrodite nata dalle onde. Mare che vide molti amori e grosse sventure. E' necessario fare i nomi di Ariadne, Fedra, Andromaca, Elle, Scilla, Io, Cassandra, Medea? Tutte lo traversarono e più d'una ci rimase. Viene da pensare che sia tutto intriso di sperma e di lacrime”.

Ieranò fa da guida, dedicando a questi luoghi pagine ricche d'immagini, miti, rimandi e preziose spiegazioni, cominciando dalla nascita del nome “arcipelago”. A Creta, per esempio, vi parla del gigante di bronzo, di oscura origine, che percorreva ogni giorno quelle coste e le sorvegliava, e quando “scorgeva una vela all'orizzonte, affondava la nave bersagliandola con dei macigni”. Medea l'incantò con i suoi filtri magici quando la nave degli Argonauti, di ritorno dalla conquista del vello d'oro, incrociò al largo dell'isola. Si dovrebbe continuare con Minosse, il labirinto, le grotte, gli dei che qui erano di casa.
Non c'è tempo per visitare un simile universo. Una parte precedente del libro vi porta nelle Cicladi, delle cui storie si possono riempire intere biblioteche. Da Santorini, isola dei vampiri, a Naxos, terra “dionisiaca per eccellenza”. Già, Dioniso, il dio caro a Nietzsche dal potere “ambiguo”; la gioia - leggiamo - che egli “concede ai mortali attraverso il vino confina sempre con la dimensione del delirio e della morte”.

Una parte del libro di Ieranò va a Levante: ecco allora Rodi con il suo colosso o l'isola di Kos, dove avvenivano le guarigioni, “una Lourdes dell'antica Grecia”. Via via sino a Lesbo, deve fu di casa la poesia. Ma in tal caso si entra in un altro universo. Meglio fermarsi con questi cenni e pensare semplicemente all'Egeo. Come Conrad, come Pavese, come infiniti altri.

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