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Fascinazioni d’Occidente per i sudditi dell’impero celeste

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Fascinazioni d’Occidente per i sudditi dell’impero celeste

A cominciare dal 1866, l'anno della Terza Guerra d'Indipendenza italiana, alcuni diplomatici cinesi furono inviati in Europa in missioni ufficiali. Sui loro taccuini di viaggio registrarono cose e situazioni viste, soprattutto quel che li meravigliò.

Il volume, che raccoglie tali impressioni sul Vecchio Continente, uscì presso l'editore Theoria nel 1989 con il titolo “L'oceano in un guscio d'ostrica. Viaggiatori cinesi alla scoperta dell'Europa”. Tradotto da Maria Rita Masci, fu ristampato nel 1996 dalla medesima casa, poi il libro scomparve nel modernariato. Ora ritorna grazie alla Luni Editrice con il medesimo titolo e la stessa curatrice (pp. 352, euro 24).

Sono pagine che meritano di essere rilette e che contengono osservazioni preziose per lo storico (da soggetti, gli europei diventano oggetti di ricerca); inoltre in esse si osserva, con gli occhi sgranati di un estraneo, quello che appare della nostra civiltà.

Per rendere l'idea di quanto accadde, basta rileggere alcune pagine. Per esempio, quella dell'8 giugno 1866, quando la delegazione cinese a Birmingham visita una fabbrica di treni: “Ogni vagone è composto da sei stanze di legno, e in ogni stanza possono entrare dieci persone. Si tratta di un legno resistente e prezioso per la venatura, che proviene dall'India. Gli artigiani lo lavorano con ruote a vapore. Tronchi lunghi circa 3 metri vengono spinti verso una ruota di ferro che li trasforma in tavole spesse 1 centimetro e mezzo, ne fa oltre dieci in un battibaleno. Fra questo sistema e il metodo manuale di due uomini che segano il legno, c'è la stessa differenza che c'è tra il cielo e la terra”.

Il 18 maggio di quel medesimo anno Zhang Deyi aveva così descritto la metropolitana di Londra (inaugurata il 10 gennaio 1863), dopo aver notato che è una città popolata su un'area ristretta: “… hanno costruito un percorso sotto terra che gira attorno alla città e può essere raggiunto attraverso passaggi che si trovano all'imbocco delle strade”.

Tempo dopo Wang Tao visita nella capitale scozzese una tipografia e ne descrive il funzionamento meccanico. Osserva: “Se la Cina adottasse questo sistema non avrebbe eguali al mondo quanto ad abbondanza di libri, ma gli incisori di caratteri resterebbero senza lavoro e non avrebbero di che guadagnarsi il pane”.

Poi le curiosità si moltiplicano. I diplomatici notano il cappello a cilindro, inteso come un tubo in testa, le spalle scoperte delle donne e i gioielli che emettono luce, i telegrafi di Parigi, le autopsie utili per scoprire le malattie (“La medicina occidentale ha il coraggio di tagliare gli uomini con il coltello”).
Chiudiamo questa breve rassegna con Guo Songtao, che il 5 aprile 1877 visita la National Gallery di Londra, e dinanzi a quadri di Raffaello o Rembrandt scrive: “Quando una certa arte si avvia a scomparire, lo Stato ne raccoglie e conserva degli esemplari famosi affinché chi studia l'arte di dipingere li prenda a modello ed esprima il meglio di se stesso”.

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