Instagram non sarà certo il colera ma, fosse ancora vivo il grandissimo Gabriel Garcia Márquez, un bel mattone di romanzo sull’amore ai tempi di Instagram ce lo leggeremmo volentieri. Non fate gli ingenui: sapete benissimo che si può dire stop con un post, chiudere una storia con una story. Più o meno come ha fatto Elisa Isoardi, conduttrice de La prova del cuoco che ha lasciato il compagno, nientemeno che il vicepremier con deleghe agli Interni Matteo Salvini, condividendo una foto dei suoi glory days con il leader leghista. E citando Gio Evan, «artista poliedrico: scrittore e poeta, umorista, performer, cantautore».
Gio Evan, chi era costui
Completezza informativa ci obbliga a riportare qui testuali parole della nota presentatrice: «Non è quello che ci siamo dati
a mancarmi, ma quello che avremmo dovuto darci ancora. Gio Evan. Con immenso rispetto dell’amore vero che c’è stato. Grazie
Matteo». L’amore ai tempi di Instagram può finire, insomma, con le parole di un «artista di strada e capitano pirata della
ciurma Granché», sempre per stessa ammissione di questo Gio Evan, al secolo Giovanni Giancaspro, nel curriculum album come
Biglietto di solo ritorno e volumi come Ormai tra noi è tutto infinito. Un carneade del calembour romantico buttato in pasto a centinaia di migliaia di navigatori senza bussola che, chiudendo l’app di Instagram, hanno immediatamente
aperto il browser per comprendere chi era costui.
La versione di Salvini
Nella serata di lunedì, sempre via Instagram, è arrivata la replica del vicepremier alla ormai sua ex: «Per educazione, carattere
e rispetto non ho mai buttato in piazza la mia vita privata, non comincerò a farlo adesso, agli italiani non interessa». Quindi
il leader della Lega aggiunge: «Ho amato, ho perdonato, sicuramente avrò anche commesso degli errori ma ci ho creduto fino
in fondo. Peccato, qualcuno aveva altre priorità. Buona vita».
Ricette (musicali) tipiche per dirsi addio
Gio Evan, dicevamo. Vero è che ciascuno ascolta la musica che gli pare e fa le citazioni che ne conseguono, specie in circostanze
così intime ma - si saranno chiesti in molti - non c’era forse un cantante più noto, una canzone più alta, una citazione canterina
più popolare con cui la coppia più pop dell’evo gialloverde avrebbe potuto dirsi addio? Con quale altra ricetta musicale la
conduttrice del famoso talent show culinario avrebbe potuto salutare l’uomo del Viminale? Qui di seguito proponiamo dieci
ricette tipiche in forma canzone per dire addio al proprio partner che, nella circostanza, avrebbero funzionato alla perfezione.
Ovviamente precedenza assoluta agli autori del Bel Paese: anche in questo caso, prima gli italiani. E grande attenzione all’Italia
dei popoli, alle comunità locali e alle identità territoriali.
Cucina tipica genovese
Prima gli italiani e prima il Nord, perché la Lega non deve dimenticare le proprie radici. Partiamo dalla Liguria: Salvini
si è sempre detto un grande fan di Fabrizio De André, probabilmente di quelli che apprezzano più la musica che le parole. In ogni caso perfetta per la bisogna è La canzone dell’amore perduto: «Ricordi sbocciavan le viole/ con le nostre parole: “Non ci lasceremo mai mai e poi mai”/ Vorrei dirti ora le stesse cose/
ma come fan presto amore ad appassir le rose». Esponente della scuola cantautorale genovese è anche Gino Paoli, maestro del genere che, con Ti lascio una canzone, si congedò per sempre da Ornella Vanoni: «Ti lascio una canzone/ per coprirti se avrai freddo/ Ti lascio una canzone da
mangiare se avrai fame/ Ti lascio una canzone da bere se avrai sete/ Ti lascio una canzone da cantare».
Tra Piemonte, Lombardia ed Emilia
Sull’asse Asti-Vigevano nasce una tra le canzoni italiane d’addio più celebri di tutti i tempi. La scrivono Paolo Conte e Vito Pallavicini esattamente 50 anni fa, per una ragazza di Modena che risponde al nome di Caterina Caselli: «Insieme a te non ci sto più/ guardo le nuvole lassù/Cercavo in te/ la tenerezza che non ho/ la comprensione che non so/ trovare in questo mondo stupido/
Quella persona non sei più/ quella persona non sei tu». Toccherà pure farsene una ragione. I francesi, fuoriclasse assoluti
dell’arte di lasciarsi, hanno prodotto perle come C’est irréparable, qui da noi trasformata da Mina, indomabile tigre di Cremona, in Un anno d’amore. Della serie ti lascio, sì, ma con i toui bei rimpianti a farti compagnia: «E di notte/per non sentirti solo/ ricorderai
i tuoi giorni felici/ricorderai tutti quanti i miei baci/ e capirai in un solo momento/ cosa vuol dire un anno d’amore».
Dirsi addio da Roma in giù
Da Roma in giù, si è un po’ meno categorici quando si dice basta. Prendete la ricetta proposta da Lucio Battisti da Poggio Bustone in 7.40: «E nel far le valigie ricordati di non scordare/ qualche cosa di tuo che a te poi mi faccia pensare». Della serie lasciamoci,
sì, ché ci dobbiamo lasciare ma tanto né io né te ci crediamo fino in fondo. Perché tanto aveva ragione Rino Gaetano, crotonese trapiantato a Roma: «Visto che mi vuoi lasciare/ Non ti trattengo più amore/ Ma dammi ancora un minuto/ Per convincerti a restare».
Da Bob Dylan ad Adele
Un tocco di esotismo il nostro ricettario minimo dell’addio canzonettaro, in ogni caso, lo merita. Perché anche oltre Manica
e oltre oceano si sono spesso e volentieri detti addio cantantando. Sul tema si scomoda per esempio il premio Nobel per la
Letteratura Bob Dylan: «Quando il tuo gallo canterà all’alba/ Guarda fuori dalla tua finestra e me ne sarò andato/ Tu sei il motivo per il quale
vado via/ Ma non pensarci su due volte, va tutto bene» (Don’t think twice, it’s all right). C’è la power ballad dei Led Zeppelin Babe, I’m gonna leave you e la intrigante hit degli One Republic Apologize perché certe volte, pure in amore, è troppo tardi per scusarsi. Se poi volete il mainstrean, non vi resta che buttarvi su
Someone like you di Adele: «Non importa, troverò qualcuno come te/ Non mi auguro che il meglio per te». Un po’ come dire che non è quello che ci siamo
dati a mancarmi, ma quello che avremmo dovuto darci ancora. E chissà che alla fine L’amore ai tempi di Instagram non lo scriva Gio Evan.
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