Cultura

Dossier Matera, quando l’identità è nell’architettura

  • Abbonati
  • Accedi
    Dossier | N. 16 articoliMatera 2019, capitale europea della cultura

    Matera, quando l’identità è nell’architettura

    Si rincorrono ormai da mesi video, trasmissioni, documentari (al netto dell’esplosione nei social, dove impazzano foto e e filmati), oltre che pubblicazioni su Matera, all’apice della sua popolarità. Un crescendo inimmaginabile e forse inarrestabile - l’ultimo esempio è il docufilm Mathera di Francesco Invernizzi, nelle sale il 21, 22 e 23 gennaio - se si pensa che per l’inaugurazione di sabato prossimo sono accreditati 135 giornalisti, italiani ma anche francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli e austriaci.

    Qui si vuol segnalare un lavoro sulla storia architettonica della città, serio e accurato, che ci porta nella sua anima. È un lavoro, non solo un libro, perché l’esplorazione condotta dall’architetto materano Luigi Acito attraverso i primi 70 anni del Novecento - un periodo di tempo in cui la città si è estesa sul margine dei due Sassi - è una messe di nomi e professionalità, di evoluzioni di strade e quartieri, di cambiamenti e definizione urbanistica. In una parola, dell’identità che Matera ha acquisito nel tempo.

    La storia dei Sassi e dell’atmosfera antica che si respira passeggiandovi, le fasi successive dell’azione olivettiana e la nascita dei nuovi quartieri e borghi sono raccontati meticolosamente, con l’aiuto di note che spiegano e puntualizzano, di immagini e mappe che illustrano quanto scritto.

    Si parte in realtà da fine Ottocento, dall’espansione che dopo l’Unità coinvolge le strade centrali del “piano” - cioè il centro della città attorno ai Sassi - e la costruzione di nuovi palazzi tra via Duomo, piazza San Francesco e l’attuale via XX Settembre. Si va avanti con gli anni Venti e Trenta, in cui l’aria mussoliniana investe la città che adegua la sua veste urbana al regime: nel 1926 peraltro Matera torna capoluogo di provincia, per questo «si valuta che tra il 1926 e il 1937 siano stati costruiti 2.541 nuovi vani, mentre furono ristrutturate e sopraelevate più del 15% delle costruzioni esistenti».

    Uno sviluppo sancito dalla costruzione di edifici pubblici cui l’autore dedica delle schede monografiche, come il palazzo delle Poste (progettato da Vincenzo Corazza) o il Banco di Napoli (Francesco Silvestri) o la Caserma della milizia recuperata nel quartiere Cappucini da Francesco De Martino, fatta saltare in aria dai tedeschi il 21 settembre del ’43: solo il 17 novembre 2016, grazie al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, arriva la medaglia d’oro al valore civile per Matera, prima città del Sud a sollevarsi contro gli occupanti all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre (Napoli lo farà una settimana dopo). Sfogliare queste pagine vuol dire anche ripercorrere la storia, in termini di evoluzione politica e del costume, della società materana. Nel dopoguerra nascono gli alloggi dell’Ina Casa e case popolari progettate dal giovane Ettore Stella (talentuoso architetto materano morto nel 1951 in un incidente stradale), Emanuele Plasmati e Vincenzo Baldoni. Si sviluppa tra gli altri il rione Piccianello/Marconi, mentre la città balza all’attenzione dell’opinione pubblica in seguito al successo di Cristo si è fermato a Eboli, pubblicato da Einaudi nel 1945.

    Significa che intellettuali, a partire da Adriano Olivetti, antropologi, sociologi e ovviamente architetti giungono in città a studiare il “caso Matera”, denunciato anche da Togliatti nel ’48 e poi da De Gasperi nel ’50: la legge speciale del ’52, firmata dal primo ministro democristiano, dispone l’evacuazione dei Sassi, le cui condizioni igieniche non sono tollerabili, e la costruzione di nuove case che ospitino le famiglie. L’obiettivo di Henry Cartier Bresson intanto vaga per la città e la regione Basilicata.

    Spine Bianche, Serra Venerdì, Lanera («costituirono secondo Bruno Zevi la più bella periferia delle città italiane», ricorda Acito) sono edificati in breve tempo, ma ancora prima erano nati La Martella e Venusio, borghi a pochi chilometri dalla città, mentre nel ’56 il Consiglio comunale accoglie - in un’unica seduta - il piano regolatore ideato da Luigi Piccinato, uno dei primi nell’Italia del dopoguerra. Di lì a poco sarebbe partito il dibattito sui Sassi, sul loro risanamento e questa storia ha - per ora - un lieto fine, che si ricorda in questa pagina.

    Matera. Architetture del Novecento. 1900-1970
    Luigi Acito, La stamperia edizioni, Matera, pagg. 256, € 32,00

    © Riproduzione riservata